Ecco, questo è un vero Rosa premium

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Uno dei dilemmi irrisolti del vino rosa italiano è la sua premiumizzazione, parola orrenda che significa in sostanza un posizionamento a prezzo relativamente elevato e ad altrettanto alta reputazione. Un tentativo molto interessante in questa direzione è quello operato da qualche anno dall’azienda siciliana Donnafugata, che ha fatto disegnare il “vestito” di un suo Rosato – ossia etichetta e confezione della singola bottiglia, scatola, velina e fiocchetto – alla griffe Dolce&Gabbana.

Il vino, rosa abbastanza chiaro come vogliono le tendenze maggioritarie dell’ultima manciata d’anni, è in vendita sugli scaffali intorno ai 30-35 euro, cifra non altissima, ma di certo al di sopra della media del rosa italiano. Viene da uve di nerello mascalese e di nocera, raccolte, secondo quel che racconta il sito aziendale, tra le Sicilia Orientale, sul versante nord dell’Etna, e la Sicilia Sud Occidentale, nella tenuta di Contessa Entellina e nei territori limitrofi. Insomma, è una cuvée che non cerca la territorialità parcellare, ma è invece volutamente costruita secondo uno stile progettuale che mira all’eleganza del bouquet, evocatore di mediterraneità, prerogativa che gli riconosco fin dalla prima uscita. È apprezzabile, in particolare, la pulizia dei profumi floreali, improntati sui ricordi di gelsomino, di zagara e di rose di maggio, e mi piacciono molto la presenza, netta, dell’arancia sanguinella e la traccia di bergamotto, che tonificano la polpa succosa e rendono il vino gastronomico.

Sicilia Rosato Dolce&Gabbana Rosa 2023 Donnafugata
(93/100)