La sera, quando sono particolarmente stanco, una delle tecniche di rilassamento che utilizzo è quella di fare zapping televisivo. Potrà sembrare strano, ma per me funziona. Una di queste sere mi sono imbattuto in una trasmissione sulle Olimpiadi invernali e si vedevano immagini dell’azione faticosissima di chi fa sci nordico e di chi corre sui pattini. Primi piani sui volti affaticati, sui muscoli tesi. Mi ci sono attardato, anziché passare al canale successivo.
Ma di lì a poco ha cominciato a parlare un esperto, credo un preparatore o un allenatore o non so chi, e l’azione delle atlete e degli atleti è stata vivisezionata in una miriade di dettagli tecnici, in un’ondata inarrestabile di informazioni astruse su tempi, angolazioni, propulsioni, materiali, attriti. I tecnicismi al di sopra della fatica umana.
Ho provato l’identica repulsione, il medesimo rigetto di quando d’un vino sento parlare i tecnici, molti, che ne forniscono minuziose, perfino chirurgiche informazioni di dettaglio scientifico, smembrandone l’essenza in una sequenza di componenti enologiche e di processi tecnologici e fisichi e chimici, smarrendone così il senso vero, che unicamente può essere insito nella descrizione d’un terroir dentro a una bottiglie, a un calice, e quindi d’una umanità.
Smettiamo, vi prego, di disumanizzare la bellezza del vivere. Del fare sport, del bere vino.
rampavia
Condivido. Anch’io mi sono stancato di sorbirmi gli “spiegoni” che immancabilmente accompagnano le degustazioni più o meni guidate. Soprattutto mi annoia sentire le immancabili narrazioni relative alla conversione dall’agricoltura tradizionale a quella “naturale”. Si assomigliano tutte. Con questo nulla voglio togliere a quei produttori che con fatica e duro lavoro cercano con passione di fornirci vini più genuini e forse più buoni. Quando però è sera, sei stanco ed affamato, questi spiegoni diventano una solenne rottura di p..le. Beviamo e mangiamo, POI parliamone.