Ricordate l’elogio del vinino?

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Era il 26 ottobre del 2009 quando su InternetGourmet pubblicavo il mio “Elogio del vinino – ovvero – Manifesto per la piacevolezza dei vini da bere”. Allora dominavano i “vinoni” e tutti quei vini che non fossero corpulenti e scuri e tannici e alcolici venivano snobbati. Così il mio “vinino” – e insomma, il vino che si beve, magari semplice, però mai banale – fece discutere e anche parecchio, sia sulla rete che nelle sedi ufficiali. Addrittura fu protagonista di una tavola rotonda al Vinitaly. Fu persino indicata come “parola dell’anno” nel settore vinicolo da un sondaggio in rete.

Be’, da allora di cose ne sono cambiate, e ora i vini di minore struttura e maggiore beva stanno riacquisendo la dignità che gli era stata a lungo negata. Ma di strada ce n’è ancora da fare. Così (anche perché qualcuno me l’ha ricordato), ripubblico qui sotto quel Manifesto.

Elogio del vinino – ovvero – Manifesto per la piacevolezza dei vini da bere

Nell’epoca del dominio globale dei vini concentrati, tannici ed alcolici, rivendichiamo il diritto alla piacevolezza dei vini da bere.

All’estetica autoreferenziale della degustazione anteponiamo l’immediatezza appagante della freschezza fruttata e della sapidità.

Alla razionalistica dittatura della valutazione centesimale opponiamo l’umanistica vocazione alla convivialità del vino, simbolo della condivisione e della fraternità.

Rifiutiamo l’omologante gusto internazionale nel quale è smarrita ogni specificità, sostenendo l’unicità del vino che interpreta il sapere gastronomico d’un territorio.

Rifuggiamo dall’ossessiva ricerca della perfezione enologica, preferendo il vino nel quale si sostanzi l’irripetibile comunione dell’ambiente naturale e dell’ambiente umano.

Promuoviamo l’onesto piacere del vino come risposta all’incultura dell’eccesso ed alle opprimenti teorizzazioni del dilagante neoproibizionismo.