La vigna e la delocalizzazione

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Non lo so come sarà il futuro economico italiano. C’è chi vede segnali di ripresa dopo la batosta del lockdown e chi invece si aspetta l’ondata travolgente di una possibile crisi americana. Credo che mai come ora sia difficile fare delle previsioni e forse ancora più arduo è ipotizzare le prospettive del vino italiano, che sono condizionate da molti fattori esogeni, essendo noi forti esportatori. C’è però una sottolineatura da fare, e non ci si sofferma mai abbastanza su quest’aspetto, e anch’io mi ci sono soffermato solo perché l’ho letto da un francese, Denis Saverot, in un editoriale della Revue du Vin de France. La sottolineatura è questa: tra i molti settori economici, quello del vino difficilmente delocalizza.

Nei decenni scorsi tanta, tantissima attività produttiva e di servizio è stata spostata fuori dall’Italia, dalla produzione di beni ai call center. Ma il vino, e mi riferisco a quello a menzione geografica ovviamente, non lo puoi delocalizzare, perché la vigna è piantata lì, in quel luogo preciso, e non può essere altrove. Ecco, questo del radicamento territoriale, e dunque della produzione di reddito per il preciso territorio in cui viene realizzata, è un aspetto della viticoltura che spesso tendiamo a dimenticare. Ed è una produzione di reddito diffusa, quella generata dal vino, che non riguarda le sole cantine e i loro collaboratori e i loro fornitori e i fornitori dei loro fornitori (mi si perdoni il gioco di parole, ma è per rendere l’idea di quanto estesa sia la filiera), ma riguarda anche il turismo, per esempio, o la ristorazione. Insomma, l’indotto del vino è ampio, e dunque il settore vinicolo è un volano economico tra i più significativi che abbiamo, soprattutto per i luoghi più periferici.

Quando parliamo di vino, dovremmo ricordarci anche di questo, e se lo dovrebbero sempre ricordare i politici e gli amministratori che sono chiamati a prendere decisioni che impattano col vino. Il vino non è solo quella cosa che sta dentro a una bottiglia. Il vino è locale, anche se si rivolge ai mercati del mondo. Il vino non delocalizza, il vino crea reddito nel posto nel quale hanno radici le vigne.