Il sorriso acceso di Andreas Huber fa pensare ad altre latitudini. Con umiltà e entusiasmo mi ha proposto l’assaggio del Kerner 2018 in una delle sue rarissime presenze a Napoli.
La storia della cantina Pacherhof è molto antica, precede la costruzione della cantina dell’Abazia di Novacella avvenuta nel 1142. I masi all’epoca erano solo tre, tra i quali quello dei Pacher, e oggi Andreas porta avanti con naturalezza l’importante eredità ricevuta dai suoi antenati. È stato il suo bisnonno Josef ad introdurre e spingere la produzione del kerner in Valle Isarco, dopo lunghe sperimentazioni e studi in giro per l’Europa. Il nome della cantina è cambiato proprio nel 1849, quando Maria Pacher sposò il vignaiolo Josef Huber.
Come sappiamo i vini bianchi di montagna della Valle Isarco, in Alto Adige, sono molto apprezzati e richiesti – eppure fino agli anni 60 erano quelli rossi a prevalere, in primis la schiava. Quindi il kerner arriva piuttosto tardi e oggi insieme al gewurztraminer e al sylvaner predomina le ripide vigne arrampicate tra le Dolomiti e le Alpi Sarentine.
Il kerner del maso Pacherhof rappresenta una delle migliori espressioni in Alto Adige, proprio per l’esperienza maturata dai produttori e la personale affezione verso il vitigno. È un vino che fa pensare subito alla montagna, alla roccia, sia nei profumi che all’assaggio. Sottile e vibrante, profumato, riconduce l’immaginazione ad una bellissima giornata di sole tra le montagne a tratti fatte di nuda roccia, a tratti finemente inerbite. Ricorda il bosco nei sentori di muschio bianco, poi la tuberosa e gli idrocarburi. Mostra un temperamento graffiante, ancora giovane in questo 2018, ma comunque piacevolissimo, salino e affilato, si lascia bere con curiosità.
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