Un Porto da 100 centesimi

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Su queste pagine abbiamo deciso da qualche anno di adottare una classificazione dei vini adottando una scala a base 100. Non starò qui a discutere i pro e i contro di una tale scelta. Come si dice, ogni scelta ha i suoi vantaggi e svantaggi; in realtà, non esiste un metodo perfetto, e in ogni caso le opinioni sono tali, quindi opinabili.

Mi sono più volte chiesto cosa deve fare un vino per ottenere il massimo punteggio, l’agognato 100 su 100. Anche qui va detto che le nostre valutazioni sono più di pelle e personali rispetto a quelle di altri che si professano oggettivi. Rivendichiamo insomma il nostro insindacabile diritto a pensarla come vogliamo, e perché no, a valutare in modo superlativo anche vini che altrove sarebbero classificati come semplicemente buoni, ma che a noi hanno suscitato emozioni uniche. Tutto questo per dire come sono arrivato a dare il massimo punteggio a questo Porto del 1971, un Tawny Colheita 1971 di Quinta do Noval, acquistato in cantina un po’ di anni addietro.

La categoria del colheita non è tra le più diffuse, ma meriterebbe a mio avviso più attenzione da parte degli appassionati. In pratica rientra nei tawny, cioè in quei vini affinati a lungo in botte. Per legge deve stare almeno sette anni in legno, ma in realtà ne passa molti di più, a seconda delle scelte di ogni singola cantina. A differenza dei tawny 10 o 20 anni, che sono il frutto di un blend di più annate, il colheita si ottiene da un singolo millesimo e rappresenta la fotografia di quella precisa vendemmia. La differenza con il vintage è che quest’ultimo invecchia in modo non ossidativo e viene messo rapidamente in bottiglia, continuando così la sua evoluzione in cantina; i vintage sono sempre più tannici e potenti, e per questo hanno necessità di passare decenni in bottiglia prima di poter essere aperti. Posso confermarlo per avere aperto recentemente un 1987 che era ancora un bambino.

Com’era questo colheita? Dal naso potevi aspettartelo come un vino più secco che dolce. È uno dei Porto più salini e salmastri che mi sia capitato di provare. La frutta va dallo scuro dei mirtilli al rosso delle fragole sotto spirito. Non mancano le spezie come la cannella e il pepe, assieme a note di legno orientale e vernice. L’ingresso in bocca è largo, per poi farsi più verticale e acidulo, acquisendo così profondità. Tra le sensazioni del palato ci sono la polvere di caffè, la frutta macerata, la pasta di cacao e infine il sale. Ha un finale crepuscolare ma vivido, infinito, non vuole mai finire. L’alcol partecipa alla dimensione finale, raccorda il tutto con l’acidità e il sale. Una grandissima bottiglia.

Porto Tawny Colheita 1971 Quinta do Noval
(100/100)

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