Il second vin di Pauillac e la zuppa di fagiano

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Uno dei miei ristoranti preferiti sul lago di Garda è il Giardino delle Esperidi a Bardolino. In questi giorni ha nel menù la zuppa di fagiano e castagne. Si tratta di un piatto che, per mia fortuna, torna annualmente in repertorio nel periodo freddo, e io lo trovo perfetto per i Bordeaux affinati. Intendo che espone una continuità appagante tra la ricetta e il vino.

L’ho riverificato alcune sere orsono portando con me un second vin di Pauillac, vendemmia del ’96 (Susy mi lascia portare le bottiglie, se sono buone e gliene lascio un bicchiere). Volevo un vino leggero e non troppo evoluto. L’annata fresca mi ispirava, e confidavo che aprire un secondo vino di una buona tenuta potesse garantirmi la leggerezza che cercavo. In più ero convinto che avesse toni terrosi, e dunque che ci stesse ancora meglio con la zuppa. Infatti, ci stava benissimo, e sorso e boccone giocavano l’un l’altro a rimpiattino. Il che significa che non devi per forza spendere un occhio della testa per bere una buona bottiglia. A Bordeaux si trovano bottiglie parecchio gustose tra i secondi vin dei nomi importanti. Però bisogna impegnarsi, cercarle attraverso le annate, riporle in cantina e aspettare. Tanto l’occasione giusta arriva sempre.

Il vino era il Lacoste-Borie, vino minore di Château Grand-Puy-Lacoste. Sull’etichetta, sotto a uno stemma, c’è un cartiglio. Sopra c’è scritto, in latino, “a vetustate robur“. Significa che dalla vecchiaia proviene la forza. Il motto perfetto per i vini buoni.

Pauillac 1996 Lacoste-Borie
(89/100)

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