Non è facile abbinare la musica al vino. Lo si fa molto spesso ma non è facile. Il rischio è sempre quello di banalizzare uno e svilire l’altra. Capiamoci, stanno molto bene assieme ma è un cocktail che bisogna saper miscelare bene. Ci vuole maestria, eleganza, sensibilità, serve conoscere molto bene il vino e le sue sfaccettature e vivere la musica da dentro.
Questo abile lavoro lo fa molto bene Giulio Casale, uno degli artisti più affascinanti e profondi che il panorama culturale italiano conosca.
Artista dalle varie anime, il suo palco diventa un contenitore entro il quale si muove con serenità e dove la canzone si unisce al teatro, alla poesia e alla filosofia.
Scrittore, musicista e letterato, alcuni lo ricorderanno come leader degli Estra, gruppo Rock che agli inizi degli anni novanta ha goduto dell’attenzione di pubblico e di critica e con cui ha pubblicato molti album.
Il suo nuovo spettacolo, che giaceva nel cassetto da un po’, si chiama Vino, Canzoni e Illuminazioni ed è un viaggio che Giulio fa, con la sua chitarra, nel mondo del vino.
Un percorso storico che parte dal Caucaso per spostarsi in Persia e perdersi poi tra il mito di Dionisio e quello di Bacco dell’antica Roma.
Casale alterna chitarra e bicchiere fondendoli in un’unica emozione, con quella vibrazione che solo corda e vino sanno donare.
Con eleganza entra negli aspetti, più tecnici, spazi in cui non è facile muoversi ma riesce, anche in questo caso, a fermare il tempo e a mettere il dito laddove serve. Proprio come nella chitarra.
In un’atmosfera “garage” fa riemergere luci e “ombre”, in Veneto è proprio il caso di dirlo, di questo vino così troppo spesso sotto i riflettori.
Cita Josko Gravner: “Dalla spremitura dell’uva il destino più naturale che esiste è l’aceto, tra l’uva e il vino serve la conoscenza dell’uomo”.
In questo spazio che va dal mosto al vino gira il mondo intero, con interventi che spesso possono anche lasciare qualche perplessità ma “io sto dalla parte dei vignaioli, a prescindere” dice con convinzione.
Con queste riflessioni, si trasforma e diventa custode del vino e della musica conducendo lo spettatore in un viaggio immaginario da cui è difficile staccarsi. Due ore di canzoni, vino e filosofia che si sono susseguite senza tregua. Lo ha fatto per volontà dell’Associazione “Uglydogs” nata a Dresda nel 2001 come etichetta discografica indipendente e che oggi rivive nel territorio veneto prendendosi il gravoso carico di promuovere, sviluppare e diffondere la cultura musicale e artistica.
Riaccese le luci nel piccolo teatro, pieno per l’occasione, gli spettatori si sono ritrovati attorno ad un bicchiere di vino offerto tra l’altro da quel Crucuvé di cui scrisse Angelo Peretti qualche tempo fa. Mi piace vedere che a volte alcune strade si incontrino così poi se c’è vino e muscia, beh gioco in casa!
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Ribolla 2008 Josko Gravner