Voilà, il cabernet franc della Loira (conoscete Chinon?)

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Semplificando, potremmo dire che alcune varietà di uva appartengono a un solo ed unico territorio, mentre altre sono state piantate con più o meno successo in tutto il mondo. Tra queste uve globalizzate possiamo citare il cabernet sauvignon, il merlot, lo chardonnay e il pinot noir. E anche il cabernet franc.

In realtà il cabernet franc è una varietà tutt’altro che banale e del tutto diversa dal cugino cabernet sauvignon. Nel bordolese trova la sua più compiuta espressione nella Rive Droite, dalle parti di Saint-Émilion. È grazie al franc se le migliori cuvées di questa denominazione si distinguono per freschezza e aromaticità floreale, stemperando la debordante personalità del merlot. Pensiamo ad esempio a Cheval Blanc. Sono però convinto che la vera culla del franc sia la Loira, in particolare le aoc intorno a Tours, come Chinon, Burgueil e Saumur-Champigny, un po più a ovest.

Con i miei compagni di bevute abbiamo voluto assaggiare alcuni rappresentanti dello Chinon. La degustazione ve la racconto qui di seguito. Unica precisazione: qui parliamo di cabernet franc in purezza, mentre a Bordeaux siamo di fronte a dei blend.

Béatrice and Pascal Lambert, Chinon Les Perruches 2000. Bottiglia non del tutto performante. Se l’inizio è stato promettente, col passare del tempo il vino si è fatto estremamente tannico ed asciugante. Forse un tappo non perfetto. (75/100)

Marula, Chinon Clos de la Baconnelle 2015. Ha una bella partenza, con un naso molto floreale. È anche però piuttosto tecnico, con un fruttino fin troppo in primo piano. Manca di complessità, si beve con facilità ma non si trova il terroir. (78/100)

Domaine Les Roches, Chinon 2007. Le cose cominciano a farsi serie. Colore leggero, naso elegante tra l’erbaceo, i fiori passiti, il peperone e la frutta rossa fredda. Finezza al palato, dinamico e lungo, belle fragoline che ritornano. Un vino che a una prova distratta potrebbe sembrare banale e che invece va assaggiato con attenzione per coglierne tutta la delicatezza. (89/100)

Bernard Baudry, Chinon La Croix Boissé 2000. Poco colorato, ha uno dei nasi più raffinati della degustazione. Accanto ai fiori troviamo la mandorla, la grafite e gli agrumi. Non fa nulla per impressionare, ma ha continuità e presenza. Delicato e quasi timido. (90/100)

Claude Curtois Les Cailloux du Paradis, Vin de Pays de France Racines 2000. Impressione iniziale di legno e vaniglia che però sparisce quasi subito. Il vino non fa barrique ma solo botti grandi e vecchie. La complessità olfattiva arriva tranquillamente, iniziando con il caffè, la terra e poi le erbe e una bella nota torbata e fumé. Impressiona la sua facilità di beva, sembra per questo un vino naturale e privo di artifici enologici. Bel finale dove dominano i fiori. Non è il più complesso ma uno dei più bevibili, ricorda per questa sua caratteristica un Beaujolais. (90/100)

Couly-Dutheil, Chinon Clos de l’Echo 2000. Speziato e leggermente evoluto. Respira molto il suo terroir, ha un vegetale che ricorda la vendemmia intera. Palato terroso, note di argilla, peperone, pepe verde. Una leggera volatile sostiene il frutto. Vino libero e aperto, si può bere molto bene già da ora. (91/100)

Domaine Les Roches, Chinon 2007. Il colore più intenso sembra presagire una più grande concentrazione. Il naso è dominato da un sentore di rose leggermente appassite. Poi un qualcosa di più pungente come la violetta, cui si affianca la liquirizia. Uno dei vini più complessi e giovani, non dimostra per nulla la sua età. Finale pirotecnico di fiori, miele, frutti di bosco ed erbe. Grande presenza. (93/100)

Domaine Les Roches, Chinon 2002. Chiudiamo la degustazione e la mini-verticale di uno dei produttori-faro di Chinon, Les Roches. Ha il naso più completo e complesso, grandi aromi di rose e liquirizia, poi erbe e il tocco affumicato che è quasi il marchio di casa. Molta personalità, quanto di meglio può offrire il cabernet franc su un grande terroir e senza alcuna forzatura, né in vigneto (dove le rese sono basse ma non estreme), né in cantina dove il vino resta anche quattro o cinque anni in botti grandi, fino a quando non è pronto per essere venduto. Un franc distinto e nobile. (94/100)