Viva il bag in box, ma la burocrazia resta un problema

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Ho sempre considerato il bag in box un’ottima soluzione per chi voglia bersi un ottimo bicchiere di vino a tavola, a casa, avendolo praticamente sempre perfetto. Perché una volta aperto, il bag in box permette di continuare a spillare vino senza rischi di ossidazione, in quanto la sacca interna non fa passare ossigeno. Come sempre, in Italia, paese iper conservatore in fatto di vino, ci sono state e tuttora ci sono assurde resistenze all’uso del bag in box, mentre in Francia è da almeno una decina di anni che perfino i vignaioli “naturali” lo utilizzano e nei supermercati c’è un intero reparto “dedicato”, a prezzi talora anche impegnativi.

Ciò detto, mi fa piacere che qualcosa si muova anche da noi, e vedo che una vignaiola come Marilena Barbera, che fa del gran bel vino e che è attivissima sui social, ha deciso di confezionare nel bag in box il suo Tivitti, una Inzolia prodotta sotto la doc di Menfi. Spero che serva da sprone ad altri e che faccia riflettere chi nutre pregiudizi. “No, non è una base, o una selezione povera, o una cosa ‘vorrei ma non posso’: è esattamente lo stesso vino, ma vestito in modo diverso” scrive Marilena su Facebook, e continua così: “Il bag da tre litri sta preciso preciso nello scaffale stretto del frigo e il suo rubinetto orientabile, comodissimo, ti permette di spillare il tuo calice di Tivitti quando vuoi, senza sprecare nemmeno una goccia di vino e senza il rischio di trovare quel tappo puzzone che ti rovinerà la giornata. Quando hai finito il vino, la sacca va nella plastica e la scatola nella carta, con un impatto notevolmente inferiore rispetto alla bottiglia classica in termini di peso, e quindi di materiali da smaltire. Semplice e comodo, come tutte le cose sensate”.

Vero tutto, tranne l’accenno alla sensatezza. Perché nelle cose del vino, talvolta la burocrazia è insensata. Infatti, la normativa italiana vieta l’utilizzo del bag in box per quei vini a denominazione di origine controllata che portino una “menzione tradizionale”. Insomma, giusto per fare un esempio, se fai un Soave puoi metterlo in bag in box, ma se fai un Soave Classico non puoi. Assurdo, semplicemente assurdo, come se le “soluzioni sensate” cui fa riferimento Marilena Barbera fossero ritenute “insensate” dalle norme. So che la regolamentazione è in fase di revisione e spero che questo arcaico orpello venga definitivamente tolto di mezzo.

Evviva la libertà di usare il bag in box.