Che il vino rimanga uno spazio di libertà

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Il vino deve rimanere uno spazio di libertà. In un momento in cui siamo sempre di più chiamati a scegliere da che parte stare, non è proprio questa libertà che dobbiamo proteggere?”

Notevole, questa riflessione. Che non è mia. Di chi è lo dico dopo.

Dico invece adesso che davvero il senso della libertà mi pare offuscato. “O con me o contro di me”, ci si fa intendere perfino nelle furibonde (ed effimere) battaglie verbali sui social network.

Io non so rinunciare all’idea di libertà. Rivendico la libertà di dire la mia. L’ho sempre fatto, intendo continuare a farlo. Se il vino serve a conservare uno spazio di libertà nelle coscienze, evviva il vino.

Il vino, intendo, libero dalle costrizioni, dai dogmi, dalle convinzioni, dai luoghi comuni, dai riti. Tutte sovrastrutture che offuscano il suo senso vero. Come le sovrastrutture di questo mondo che è costantemente connesso, ebbro di un’illusoria libertà, ma siamo tutti, io per primo, presi in una trappola, prigionieri di una rete che assorbe e utilizza ogni singola informazione che inconsapevolmente (talvolta anche incoscientemente) vi disperdiamo.

Quelle parole là sopra non sono mie, ovviamente. Quella riflessione che ho definito “notevole” è di Pierre Citerne, che fa parte del comitato di degustazione della Revue du Vin de France.

Chapeau, Pierre. Che il vino rimanga uno spazio di libertà.