Il vino è tutto da reinventare (è l’ora della rivoluzione)

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Signori miei, questa è una rivoluzione. O meglio, non lo è ancora, ma potrebbe diventarlo. Se perfino i francesi di Bordeaux si sono stufati di fare i vini con lo stampino di scuola americana e decidono di tornare alle origini, be’, il cambiamento potrebbe essere lì che arriva ovunque. Lo dico da qualche po’ e la mia convinzione s’è accresciuta dopo aver letto un pezzo di Bernard Burtschy sulle pagine dedicate al vino del quotidiano Le Figaro. L’articolo ha un titolo che parla da solo: “Finita la ricetta unica, Bordeaux si reinventa“.
La ricetta unica è evidentemente quella di Robert Parker Jr., ossia la potenza, la concentrazione, il tannino, l’alcol. Una ricetta che ha fatto girare cifre enormi fra gli château bordolesi e anche nelle vigne italiane, ma che oggi non funziona più. Il mercato dei Bordeaux, in particolare, si è ritrovato drogato da prezzi che salivano e salivano in funzione del fatto che quel tal potentissimo rosso ricevesse da 90 centesimi in su. Il vino è diventato così oggetto di speculazione finanzaria, pensando che – come nella bolla dei mutui subprime – la corsa non si fermasse mai. Invece si è fermata con l’uscita dell’annata 2010, quando chi ci ha investito comprando en primeur si è scottato, perché le quotazioni alla prova dei fatti non hanno tenuto. Motivo della mancata tenuta? Semplice: il vino va bevuto, e i bevitori rifiutavano di bere quei vini troppo costosi e troppo alcolici e concentrati, e dunque pressoché imbevibili. Et voilà, il banco salta.
E adesso? Adesso c’è chi prova a fare retromarcia e, passando da un errore all’altro, invece di raccogliere uve surmature le tira giù non ancora del tutto mature, per avere più acidità e meno alcol. Non ha senso.
La soluzione per chi voglia fare davvero vini che meritano di essere acquistati e bevuti è quella che indica Bernard Burtschy e che condivido: “I produttori devono decidere che vino produrre in funzione del loro terroir e dell’annata, piuttosto che applicare delle ricette, e anche gli stessi consumatori devono scegliere il vino che preferiscono bere secondo il momento e l’umore piuttosto che comprare il punteggio del tale o talatro guru. Ecco qua, è tutto da reinventare”.
Perbacco, è proprio così.


1 comment

  1. Luca Formentini

    Caro Angelo, sai che sono da sempre d’accordo con questa visione che, finalmente, i tempi rendono più condivisibile.
    A volte i contesti migliorano; rendeno possibile anche il miglioramento dei contenuti.
    Attenzione solo a chi cerca di capire per poterne approfittare.

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