Il vino, i Måneskin e Casadilego

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La vittoria dei Måneskin all’Eurovision Song Contest 2021, così come la finale che ha visto Casadilego e i Little Pieces of Marmelade contendersi la vittoria a X Factor Italia 2020, ha sancito il ritorno al successo della musica suonata e della canzone cantata, a prescindere dal fatto che personalmente mi piaccia come suonano e cantano i succitati interpreti, che comunque hanno tutti e tre il merito di suonare strumenti “veri” e di cantare con delle voci “vere”. Questo è avvenuto, infatti, “in un mondo in cui non esistono più gli strumenti, in cui i dischi si fanno in studio con macchine digitali, in cui siamo stati sommersi da un’onda di pop che – lento o veloce, di derivazione hip hop o melodica – non lascia più spazio a null’altro” (la citazione è tratta da quanto ha scritto sulla propria pagina Facebook il conduttore Carlo Massarini, e meglio non avrei saputo esprimerlo).

Credo che vi si possa intravedere un parallelismo con quanto (e su che cosa) si è discusso negli ultimi tempi a proposito del vino, ad esempio circa il presunto e farlocco allarme sul potenziale annacquamento legale dello stesso o sull’altrettanto infondato allerta sul finanziamento pubblico di una viticoltura “esoterica e stregonesca”. Nel senso che mi pare che stia prevalendo il discorso artificioso rispetto alla pratica del bere, perché temo che molti fra coloro che argomentano di vino ne abbiano un’esperienza assai limitata, e quindi parziale. Il che fa male al vino come l’artificiosità ha fatto male per qualche decennio alla musica. In campo musicale, anche i concorsi più popolari stanno vedendo tornare a vincere chi la musica la suona e la canzone la canta. Spero che presto si torni a veder l’alba anche per il vino, ma sono francamente scettico al riguardo.