Il vino italiano tra Brexit e Trump

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Ora, non vorrei che con tutto questo (giusto, per carità) discorrere di burocrazia e di naturalità e di altre faccende settoriali, ci si dimenticasse che il vino appartiene al mondo, e che dunque i fatti del mondo hanno incidenza (eccome se ne hanno) sul come e il dove il vino lo si va a vendere.

Ci sono in particolare due avvenimenti epocali accaduti là fuori, nel mondo, che qualche inquietudine la destano (o la dovrebbero destare) in chi il vino lo esporta. Sono la Brexit e l’elezione di Donald Trump.

Ci si è giustamente soffermato il presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo, a una conferenza stampa che si è svolta al ProWein, in Germania. Vediamo che cos’ha detto.

Trump. “Sul mercato Usa – ha affermato Rallo – aleggia l’incertezza dovuta alla nuova presidenza Trump. Non vorremmo, infatti, che nonostante l’accordo Ue del 2006 per la disciplina degli scambi, gli Usa si orientassero verso una sorta di moderno protezionismo, facendo fare un salto indietro nel tempo alle politiche commerciali internazionali in essere. Cosa ancor più grave se si pensa che gli Stati Uniti si confermano il primo mercato per il nostro vino, con una progressione del 5,5% in valore superando 1,35 miliardi di euro per 3,3 milioni di ettolitri”.

La Brexit. “Il Regno Unito – ha spiegato Rallo – è il terzo mercato per il vino italiano e vale 764 milioni di euro. È anche il primo mercato di esportazione per i nostri vini spumanti con 1 milione di ettolitri nel 2016, per un valore di oltre 365 milioni. È fondamentale, pertanto, capire come Brexit impatterà sulla politica di scambi commerciali nel settore. Il nostro auspicio è che sia possibile raggiungere un accordo bilaterale soddisfacente per il comparto Vini e Spirits. Risulterà indispensabile che siano  mantenuti e riconosciuti i regolamenti Ue, nonché la protezione delle indicazioni geografiche e i diritti di proprietà intellettuale”.

Ecco, mi sembrano preoccupazioni più che legittime, e serie. Se le cose in America e in Inghilterra si mettessero al brutto, avremmo parecchie rogne da risolvere nei nostri vigneti. Ovvio che pensare a ‘ste cose non vuol mica dire accantonare altri temi di settore, ma vivaddio non dimentichiamoci mai che c’è un mondo là fuori.