Il vino biodinamico va bevuto nei giorni “giusti”?

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Una notizia che è rimbalzata su tantissimi siti mondiali è quella che non esisterebbe alcuna evidenza scientifica che un vino biodinamico è meglio se bevuto nei “giorni giusti”, cioè quelli indicati come ideali dal calendario biodinamico. Tutto nasce da una ricerca pubblicata da Plos One. È intitolata “Expectation or sensorial reality? An empirical investigation of the biodynamic calendar for wine drinkers” ed è stata condotta da un gruppo di ricercatori della Nuova Zelanda.
Sul tema lascio a chi legge il compito di farsi una propria convinzione. Io sono piuttosto scettico, ma non va negato il fatto che i vini abbiano spesso comportamenti diversi tra una bottiglia e l’altra. Ci sono sicuramente variazioni, anche se non so se attribuirle agli astri celesti. Non ho certezze in merito, e sinceramente, scusate il francesismo, me ne frega anche poco. Quello che mi interessa ha a che vedere con quello che ho scritto sopra, e cioè come si costruisce una falsità da una notizia più o meno scientifica. Le stesse considerazioni le ho trovate espresse da Erika Szymanski, autrice del blog The Wineoscope, che considero uno dei più interessanti tra tutti quelli che seguo.
Vediamo rapidamente come si è svolta la ricerca. Sono stati assaggiati 12 Pinot Noir della Nuova Zelanda da parte di 19 esperti. Le degustazioni sono state fatte prima in un giorno “di frutto” (teoricamente un giorno buono) e poi in un giorno “di radice” (teoricamente un giorno infelice per l’assaggio), così come descritti dal calendario biodinamico. Attraverso 20 fattori qualitativi, i vini sono stati descritti e votati. La conclusione è che non ci sono differenze significative su come i vini sono stati percepiti nei vari giorni.
La conclusione non è sorprendente, anche se mi verrebbe da chiedere come mai non sono stati presi in considerazione anche gli altri giorni descritti dal calendario biodinamico, cioè quelli “di foglia” e “di fiore”. Se voleva essere uno studio scientifico, tale doveva essere. In realtà lo studio non dice se esiste veramente un fondamento scientifico in questa classificazione. Si limita a dire che gli esperti non hanno trovato grandi differenze tra i vini.
Il problema però nasce nel modo in cui la notizia è stata poi ripresa e diffusa nel web, facendola di fatto diventare una fake news. Perché se non si fornisce alcuna chiave di lettura, le persone, totalmente ignoranti in fatto di precetti biodinamici o di vino, saranno indotte a pensare che l’agricoltura biodinamica sia un’accozzaglia di superstizioni. Infatti, decine di siti hanno cavalcato la notizia, ribadendo che la biodinamica non serve a niente. Può anche essere vero, ma non è questa la cosa stabilita dallo studio. Ecco quindi che una notizia “quasi” scientifica” viene fatta passare per una verità assoluta, E serve a screditare un movimento che in realtà è ben più complesso ed articolato. A nessuno è venuto in mente che, per esempio, lo studio poteva fare acqua e che comunque questo non aveva nulla a che fare con la biodinamica come scelta agricola e personale?


1 comment

  1. Nelly Marsura

    Purtroppo il meccanismo sul web o sui social è sempre: prendiamo un argomento e, invece di ragionarci sù, lo portiamo alle estreme conseguenze. Ogni “porzione di informazione” diventa l’appiglio per scagliarsi contro un intero settore. In alcuni ambiti (e tutto il mondo dell’alimentazione più o meno naturale, bio, vegana ecc rientra nella categoria) è impossibile instaurare discussioni equilibrate.
    Stiamo diventando manichei, e non possiamo neanche dare la colpa a internet che, in teoria, offre una liberta di confronto e verifica che prima non c’era.

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