Vinitaly come snodo della comunicazione del vino?

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Di recente ho abbozzato su questo The Internet Gourmet una proposta di riorganizzazione dei Vinitaly. Nei fatti, spiegavo che vedrei positivamente la nascita di tre diversi e coincidenti contenitori, uno per i consumer, uno per lo small business e uno per il corporate. Per i dettagli, rinvio al mio articolo. Tuttavia, in quell’intervento ho volutamente sorvolato su un quarto elemento che ritengo utile, se non fondamentale, per un nuovo approccio alla comunicazione delle imprese vinicole. Riguarda quanto avevo scritto subito dopo l’ultima edizione di Vinitaly a proposito del ruolo degli uffici stampa e delle agenzie di pr che agiscono per conto delle aziende espositrici e che a mio parere andrebbero a loro volta considerati a tutti gli effetti come operatori, con uno spazio – il quarto, dunque – dedicato appositamente alla loro attività. Dicevo così: “Non ho dubbi che gli uffici stampa e gli uffici di pr che assistono gli espositori vadano considerati operatori a tutti gli effetti, perché rappresentano un supporto professionale fondamentale per chi espone. Infatti, la loro attività capillare consente di ottimizzare l’agenda degli espositori e degli stessi visitatori professionali, assistendoli nella programmazione di efficaci e funzionali momenti di incontro”. Mi sono auto citato perché credo che si tratti di un passaggio nodale, se si vuole che il Vinitaly rafforzi l’attenzione al business.

Si usa dire che il tempo è denaro. Questo è quanto mai valido in una fiera come Vinitaly, dove il tempo costa tantissimo, perché è caro lo spazio espositivo e sono costosi gli allestimenti, la logistica (trasporti, soggiorno, vitto, eccetera) e l’impegno del personale. Però negli asset del business del vino rientrano anche le voci comunicazionali, prima fra tutta quella relativa alle occasioni d’incontro con la stampa. Solo che correre avanti e indietro per il quartiere fieristico per un’intervista non è funzionale né per chi scrive, né per chi espone, né per chi fa da trait d’union fra chi scrive e chi espone. Dunque, ritengo che sarebbe assai utile e del tutto efficace disporre di una sorta di grande area lounge a disposizione delle agenzie di comunicazione accreditate dagli espositori. Ribadisco, solo quelle che siano state accreditate da un numero sufficientemente ampio di espositori, per essere certi che quest’area funzioni e non diventi, invece, la sagra di sedicenti comunicatori a caccia di clientela più o meno consapevole.

Gli incontri fra la stampa e gli espositori potrebbero comodamente avvenire lì, nel grande spazio lounge, secondo un’agenda pianificata che ottimizzi i tempi delle controparti. Grazie al lavoro (sì, ribadisco, lavoro, e non a tutti questo è chiaro) degli uffici stampa e delle agenzie di pr accreditati, il giornalista potrebbe massimizzare le occasioni di incontro all’interno dell’area lounge e nello stesso tempo l’espositore potrebbe minimizzare il time spending dedicato alla comunicazione, massimizzando così il tempo a disposizione per i contatti commerciali nel proprio stand.

La domanda legittima, a questo punto, è se esista uno spazio per realizzare tutto questo. Certo che c’è, ed è uno spazio ad ora sfruttato in maniera del tutto disarticolata, se non raffazzonata. Si tratta delle gallerie di comunicazione tra i diversi padiglioni, che accolgono talora presenze disomogenee. Ecco, è qui che farei nascere la grande area d’incontro, che a mio avviso aprirebbe uno scenario totalmente nuovo per il Vinitaly. Di fatto, in questo modo Vinitaly potrebbe accreditarsi a diventare il vero snodo della comunicazione del vino italiano.

Si usa dire che “comunicare si deve”. Bene, allora tra gli obiettivi di una grande fiera del vino ci dev’essere anche quello di favorire l’incontro tra domanda e offerta di comunicazione. E oltretutto, in questo Vinitaly potrebbe battere la concorrenza di ProWein e di Wine Paris, partendo per prima con una simile offerta.