I vini non sono mai ridicoli se non scelgono di esserlo

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Avete presente i Pensieri di Giacomo Leopardi? Io avevo presente il titolo, perché sono quelle notizie che ti forniscono alle superiori e che ti servono per un’interrogazione e poi al massimo per le parole crociate (18 orizzontale, “le 111 considerazioni del poeta di Recanati”), ma non ne avevo mai letta neppure una piccola porzione. Ora ne ho legiucchiata qualche parte e mi sono imbattuto nel pensiero novantanovesimo, che inizia così: “Le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono”. Frase che m’ha fatto d’immediato pensare a certi vini. Quelli che vogliono scimmiottare altri vini per parere ciò che non sono e non possono essere. Tanto di diventare ridicoli.

Ne ho assaggiato troppi di vini del genere, soprattutto tra quelli che hanno voluto scopiazzare il modello tanto di moda negli ultimi trent’anni, ossia i rossi tutto muscolo, tannino, alcol, concentrazione. Ridicole caricature, appunto. Perché l’identità è invece il primo valore di un vino, e non c’è mai vino, per marginale che sia la sua terra d’origine, che si possa considerare ridicolo quando è fedele alla propria identità, anche se questa non fosse coerente, in quel dato momento, alle mode imperanti. Infatti, i vini non sono ridicoli se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono.