I vini della collina di Corton, parte seconda, il 2014

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Come ho avuto modo di scrivere nell’introduzione ai vini di quel lembo di terra straordinaria che è la collina di Corton, ho potuto assaggiarne parecchie etichette nel corso dei Grands Jours de Bourgogne. Le annate in degustazione erano la 2014 e la 2016. Eccomi dunque a iniziare il mio report con le mie valutazioni dei Corton e dei Corton-Charlamagne della vendemmia 2014.

Francoise André
Corton-Charlemagne Corton Renardes: evidente presenza di legno, che avvolge una materia ricca e potente. Un vino già quasi buono, molto bevibile, ma forse per questo senza la complessità dei più grandi. (85/100)

Antonin Guyon
Corton-Charlemagne: al momento non semplice da decifrare, scomposto, alcolico, meglio il palato ma sembra non avere la classe dei migliori. (82/100)

Domaine d’Ardhuy
Corton Pougets: molto frutto e materia da vendere. Una grande personalità, al momento tannico, da aspettare. (90/100)
Corton Renardes: le vigne sono nella parte più alta, il suolo produce vini più solidi. Nonostante questo sembra più delicato, floreale e lungo. Struttura verticale che sviluppa una dimensione profonda e di grande lunghezza. Uno dei potenziali più grandi. (94/100)
Corton Hautes Mourottes: terroso, solido, squadrato, meno gradevole dei precedenti, un corridore di fondo. (83/100)
Corton-Charlemagne: sferico, frutta e mineralità, finale vibrante per l’acidità. Grande persistenza. (94/100)

Albert Bichot
Corton-Charlemagne: sensazioni lattiche fermentative, struttura più leggera e presenza importante del legno. (82/100)

Bonneau du Martray
Corton-Charlemagne: fine, delicato, potente mineralità. Palato grasso, poi entra in gioco l’acidità che allunga il vino. Puro. (96/100)
Corton Grand Cru rouge: spontaneo, grande forza e tannini calibrati. Un produttore ai vertici assoluti. (96/100)

Bouchard Pére et Fils
Corton Charlemagne: nota fumé che accompagna il frutto. Elegante, clorofilla, bella interpretazione, bocca di classe. 87
Le Corton: fine, rispetto della materia prima grazie a un affinamento intelligente. Il terroir esce bene. (90/100)

Capitain-Gagnerot
Corton Charlemagne: un vino più semplice e prigioniero dei solfiti. Non ha grande charme. (80/100)

Chandon de Briailles
Corton Blanc: già, si può produrre anche un Corton Blanc, anche se è raro. Un élévage di classe anche se percettibile. Elegante e lungo, succoso, sembra acqua di sorgente. (92/100)
Corton Clos du Roy: naso che a momenti ricorda un bianco, grande mineralità, fine, sofisticato, giovanissimo. (91/100)

Chanson
Corton Vergennes: naso poco disponibile anche per la presenza di solfiti. Meglio al palato, minerale e fruttato (biancospino), cannella. Finale tra il caldo del frutto maturo e la freddezza della acidità tagliente. (88/100)

Maurice Chapuis
Corton Charlemagne: accessibile, note di miele e frutta matura, quasi balsamico. Minerale, sassi. Gradevole anche se manca forse di identità. (86/100)
Corton Perrières: più rigido e tannico per l’ampio ricorso al legno, la materia e fine e potrebbe alla fine rivelarsi molto superiore. (84/100)

Château de Mersault
Corton-Vergennes Blanc: legnoso, lattico ed amaro, poco interessante, troppo legno. (77/100)
Corton Rouge: fine e abbastanza elegante. Bella finezza, non ha spigoli, tannini setosi. (88/100)

Domaine des Croix
Corton Charlemagne: poco espressivo al naso, più vivace al palato, anche se non tra i più complessi. (85/100)

Joseph Drouhin
Corton Charlemagne: stile internazionale, meglio in bocca anche se sembra piuttosto scolastico e mancante di personalità. (83/100)

Faiveley
Corton Charlemagne: leggero e senza grande complessità, non degno del suo terroir. (82/100)
Corton Clos des Cortons Faiveley Monopole: come dice il nome è una vigna esclusiva. Favoloso naso cristallino e puro, speziato, clorofilla, vorrei sentirlo tra 20 anni. (92/100)

Follin-Arbelet
Corton Charlemagne: aromi pesantini e palato dolce, ha però uno scatto a fine bocca che in parte lo fa rivalutare. Non arriva però alle vette dei migliori. (84/100)
Corton: se il frutto è preservato, ha poi un finale molto rigido e complicato. Serve tempo. (85/100)

Camille Giroud
Corton Charlemagne: altro vino dallo stile intermazionale, ma a differenza di altri è ben costruito. Manca di tensione nel finale. (85/100)

Louis Jadot
Corton Charlemagne: bel naso con però del legno di troppo e molto caldo, sensazione di alcol predominante. (78/100)
Corton Pougets: delicato, nota di ferro, legno usato molto bene e struttura fine. (88/100)
Corton Grèves: rosa, ciliegia, ha un eccellente rapporto con il legno, vino elegante e lungo. (91/100)

Patrick Javillier
Corton Charlemagne: un vino too much, troppo denso, troppo legno. Manca il rispetto del terroir. (79/100)

Laleure-Piot
Corton Charlemagne: al primo istante patisce la presenza di solfiti, migliora quasi subito. Sembra uno Chablis per la mineralità esuberante, polvere da sparo, parte largo e via via diventa più fine. (90/100)

Sylvain Loichet
Corton Charlemagne: purezza di frutto, austero, note di mandorla. Grasso ma anche di buona lunghezza. (90/100)

Maillard Pére et Fils
Corton-Renardes: bel naso di frutta fresca “cruda”. Poi entra in gioco il legno e il vino si ferma, finendo asciutto e tannico. (83/100)
Corton Blanc: facile e diretto, non ha grande complessità. (85/100)

Jean-Pierre Maldant
Corton Charlemagne: pietra focaia, elegante anche se alla fine resta monocorde. (83/100)

Pierre Marey et Fils
Corton: naso di ferro, terra e fiori. Anche se giovane si intravede un notevole potenziale. (90/100)
Corton-Charlemagne: sornione, sale di intensità col tempo, ma va di pari passo la sensazione legnosa che lo fa terminare su note di vaniglia. (86/100)

Rapet Père et Fils
Corton Charlemagne: i vigneti si trovano vicino al villaggio di Pernand. Sviluppa una grande mineralità, fine e agrumato, sembra non volersi mostrare ma ha classe. (93/100)
Corton Pougets: una interpretazione corretta, non una grande lunghezza, ma il tempo lo rivelerà. (87/100)
Corton: vigne degli anni ’60 su suolo più ricco. Complesso e mineralità potente. I tannini sono imponenti, ma saprà trovare il giusto equilibrio. (89/100)

Comte Sénard
Corton Charlemagne: non il più attraente dei bianchi, troppo legnoso e poco elegante. (78/100)

Tollot-Beaut
Corton: giusta interpretazione, non troppo estratto e quindi una materia delicata. Ha però un gran bisogno di tempo. (85/100)
Corton Bressandes: frutta acidula, molto legno e molta materia. Il vino sarebbe anche buono, ma che bisogno c’è di tutto questo legno? (87/100)