Viaggio in treno tra donne che fanno vino

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Sono le 7 del mattino alla stazione centrale di Napoli, scorro velocemente il cartellone delle partenze dei treni e mi sento chiamare. È Antonella Lonardo che mi saluta dicendomi che stanno arrivando anche Rosanna Petrozziello, Gabiella Ferrara e Diamante Gaita. Capperi! Allora facciamo il viaggio insieme.
Antonella mi spiega che sono state tutte premiate dalla guida ai Vini d’Italia 2017 de L’Espresso e che tutte andiamo a Firenze per la presentazione. Così mi ritrovo nel vagone 3 con alcuni dei miei vini preferiti, e per di più, tutti interpretati da mano femminile, cosa che apprezzo sempre moltissimo.
Ci siamo strette tra le poltrone per poter stare insieme e parlare e si è discusso così tanto di vino ed in maniera accorata che dopo qualche ora il controllore ci ha chiesto di abbassare la voce. Ci siamo guardate intorno e gli occhi di tutti erano puntati nella nostra direzione, qualcuno sorrideva, altri erano attoniti, tanta curiosità verso quelle cinque donne che hanno come argomento primario nella vita la propria passione per il vino.
Arrivano dall’Irpinia, sono molto diverse l’una dall’altra, ma tutte amano profondamente la propria terra e sono fiere di aver raccolto i premi con quei vini che la raccontano nel migliore dei modi.
Gabriella produce uno dei migliori Greco di Tufo ed è riuscita già da tanti anni ad accendere l’attenzione nazionale ed internazionale su questo bianco  che ancora oggi  fatica ad emergere. Io lo adoro!
Rosanna Petrozziello della cantina I Favati a Cesinali è specializzata in Fiano, produce anche Greco di Tufo, eccellente, e Taurasi e tutte le sue etichette hanno ricevuto premi quest’anno un po’ da tutte le guide di settore. È entusiasta ed è quella che parla ad alta voce.
Antonella è napoletana infiltrata a Taurasi dove suo padre Sandro ha una casetta tipica nel centro storico e vecchi vigneti che ha saputo valorizzare tanto che oggi in quel piccolissimo borgo arrivano da tutto il mondo per assaggiare Taurasi e Grecomusc’ dei Lonardo.
Diamante parla poco, ascolta più che altro, il cru di Fiano Clos d’Haut è stato un grande successo, nonostante le poche bottiglie, anche se il Fiano Vigna della Congregazione ha già portato ampiamente il concetto di eccellenza a Montefredane. È sfiduciata e tanto arrabbiata perché le hanno rubato tutta l’uva della vigna Clos d’Haut e quindi non potrà produrre l’annata 2016. Sente tutto il peso dell’assenza di Antoine, mente e cuore della piccola azienda che ha fatto tanto parlare gli appassionati di vini autentici e coinvolgenti.
Le altre non fanno che ripeterle di non mollare e che può contare sul loro aiuto per qualsiasi cosa abbia bisogno. Tutte le raccontano dei propri momenti difficili, quelli che ti fanno desiderare di gettare la spugna, che ti mettono a dura prova perché le forze si sono esaurite. Ma quando vien la sera… arrivano anche i pensieri migliori che puntualmente ti obbligano ad andare avanti e ti fanno scoprire quella parte di te così recondita che non avevi mai intuito potesse venir fuori.
Rosanna e Gabriella sono due leonesse, due tipiche irpine toste, abituate a combattere e a divorare la vita. La famiglia per queste donne è sacra, così come il legame con l’Irpinia, sono due concetti sacrosanti per i quali si farebbero ammazzare. Ed è proprio questo principio che le ha spinte a dare sempre il meglio, a volere vini che sapessero raccontare in effetti la loro vita, le vigne di famiglia dove sono nate e cresciute, che hanno scandito i tempi e gli umori, nel bene e nel male. Discutono di come si arrampicano sui serbatoi, di come sbloccano la pompa, della scelta dei lieviti, del corso d’inglese perché devono saper parlare le lingue, hanno le mani segnate perché siamo nel periodo della vendemmia ed hanno imparato che è importante saper fare di tutto per ottenere quel vino che sì parli del territorio, ma che dica anche di loro. Ormai sono in grado di seguire ed intervenire in tutti i processi di produzione e Antonella stizzita ci dice di come le fanno girare i pianeti quando le chiedono di andare a cucinare mentre sta lavorando in cantina essendo scoccata l’ora del pranzo già da un po’.
Insomma, non potevo sperare in uno spettacolo migliore, ho parlato pochissimo, ascoltato tanto e mi sono divertita un mondo. Ad un certo punto nel vagone è calato il silenzio. Tutti ascoltavano quelle cinque signore che di primo mattino parlano in maniera accorata ed ininterrotta di vino, vigneti, vendemmie, solfiti, acidità, delle squadre di operai da gestire, di tempi da rispettare.
Siamo quasi arrivate a Firenze ed ecco spuntare dalle borse rossetto, mascara, fard, specchietti, perché tutte amano la propria femminilità, quel valore aggiunto che ha reso speciale i loro vini, mantiene unita la famiglia e sa accogliere i curiosi, gli appassionati e i tanti premi. Sempre con fe’ sincera.


1 comment

  1. Antonella Lonardo

    L’ho letto col sorriso e con un po’ di commozione mentre sto in Cantina alle prese con la svinatura. Grazie Marina!

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