I veri danni del vino che sa di tappo

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Ambientazione: pranzo organizzato da una condotta di Slow Food di una qualunque parte d’Italia (non importa dove). Partecipanti: gente abituata a girare ristoranti a mangiare e bere bene. Arrivano i vini al tavolo che condivido con altri: cinque bottiglie di cinque diversi (buoni) produttori della medesima zona. Due delle bottiglie sono imbevibili: sanno di tappo. Commento del mio vicino di tavolo: “La cantine ci hanno dato i fondi di magazzino”.

Perché lo racconto? Per dire di quanti danni possa fare quel maledetto problema dei tappi. La gente non ci crede che si tratti di incidenti: se trova un vino difettato dall’inconfondibile odoraccio del tricloranisolo, pensa che il produttore gli abbia rifilato dei vinacci in piena consapevolezza, altroché. Con danno  enorme per la reputazione dell’azienda. Vale davvero la pena di rischiare così tanto, signori vignaioli?

A proposito: due vini difettosi su cinque sono una brutta, bruttissima media, ma ormai non mi stupisco più, alla faccia delle statistiche che sembrano voler dimostrare che il fenomeno è limitato.

Articolo originariamente pubblicato l’11 novembre 2013

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