È venuto il momento di estirpare i vigneti

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Sottovoce, ma dobbiamo dircelo che c’è davvero troppo vino in giro. Ma non è che di vino in eccesso ne abbiamo solo noi. Prendiamo Bordeaux. I prodotti d’élite volano, d’accordo, ma i rossi bordolesi “comuni” faticano. Tant’è che da quelle parti c’è chi sta riflettendo molto seriamente sull’opportunità di proporre misure di aiuto per chi fosse disponibile a estirpare vigneti. Lo riferisce Vitisphere, che racconta di un partecipatissimo incontro organizzato dal sindaco del comune di Le Pian-sur-Garonne, Didier Cousiney, che è anche un vignaiolo, titolare di Château Pontet Bel-Air. In sala, sfidando la calura, c’erano più di centocinquanta viticoltori della zona. Lui, il sindaco vigneron, è stato lapidario: “C‘è troppo vino sul mercato a Bordeaux – ha detto -, lo sanno tutti. Il Bordeaux generico è diventato il vino da tavola che si consuma qui nel Bordolese. Qual è l’unica soluzione? Estirpare“.

D’accordo, è una misura drastica, ma se fosse limitata a un piccolo comune (Le Pian-sur-Garonne conta poco più di settecento abitanti) sarebbe tutto sommato cosa da poco. Ma non è così. Intendo, non è una questione che riguardi solo quel villaggio, perché la questione è molto, molto più complessa. Secondo le voci raccolte da Vitishpere, nel Bordeaux “c‘è un eccesso produttivo di un milione di ettolitri, forse anche di più e un milione di ettolitri fanno 20.000 ettari“. Se queste stime fossero confermato, c’è da prendere paura, perché estirpare 20mila ettari di vigna per riequilibrare una denominazione di origine pur grande come il Bordeaux sarebbe un provvedimento da far tremare le vene dei polsi.

Avete presente quanti sono 20mila ettari di vigna? È una superficie più grande di qualunque denominazione di origine italiana, esclusi solo il Prosecco, il Pinot Grigio delle Venezie e la doc Sicilia. Quasi come tutti i vigneti della Lombardia o della Campania. Più di tutte le vigne del Trentino Alto Adige, del Lazio o delle Marche. Capite di cosa si parla? Di una questione da far paura. Tant’è che Bernard Farges, presidente del Comitato interprofessionale dei vini di Bordeaux, si preoccupa, seriamente, di dove trovare i soldi per rimborsare chi eventualmente accettasse di cavare le vigne. “Se vogliamo estirpare parecchie migliaia di ettari – ha dichiarato – abbiamo bisogno di reperire decine di milioni di euro. Li troveremo solo nei fondi dell’Ocm vino, non altrove”. Ma questo potrebbe voler dire tagliare i fondi per la promozione, e senza promozione si fatica a vendere vino, e se si vende meno vino, l’eccesso produttivo peggiora, e insomma sembra il cane che si mangia la coda. Dunque, bisogna trovare un equilibrio, il che non è facile.

Ad ogni modo, Vitisphere racconta che il Comitato di Bordeaux la proposta di estirpazione assistita l’avrebbe già formalizzata in maggio, con il sostegno di altre denominazioni francesi, e i tempi di realizzazione potrebbero essere “relativamente brevi”, secondo il suo presidente, che indica un arco temporale di dodici-diciotto mesi. Ritenuti tuttavia un’enormità dai viticoltori che si trovano in emergenza, presi per il collo dai grossiti, che giocano la carte delle giacenze, facendo calare i prezzi sotto la soglia di sussitenza. La qual cosa non è solo un problema bordolese, perché in alcuni territori italiani non siamo messi meglio. Solo che da noi non c’è ancora chi parli apertamente di estirpare. Anche se probabilmente sarebbe necessario ragionarci. Anzi, credo che l’Unione europea, che tra l’altro guarda il vino con sospetto, il problema dovrebbe porselo in fretta. Così come anni fa si stanziavano fiumi di denaro per favorire l’impianto di vigneti, ora sarebbe forse il caso di fare esattamente il contrario, ossia dare soldi a chi cava le vigne e si impegna a coltivare altro. Per esempio grano. Stiamo imparando niente dalla catastrofe ucraina?