Un vino che insegna (ai naturali e ai convenzionali)

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Adesso faccio un’affermazione di quelle impegnative e dico che un vino come questo dovrebbe appartenere all’esperienza degustativa sia di chi beva o produca vini “naturali”, sia di chi beva o produca vini “convenzionali”. Perché ha da insegnare agli uni e agli altri.

Il vino in questione l’ho comprato qualche anno fa a una fiera di vini per l’appunto “naturali”. Anzi, ne comprai tre bottiglie, perché a mio avviso quel vino, che allora era ancora – come dire – imberbe, insomma decisamente troppo giovane, mi sembrava promettere un gran bene. Se son rose fioriranno, mi ero detto, e ora, a distanza di tempo, la rosa è fiorita.

Ordunque, il vino in questione viene da Sigoulès, nei pressi di Bergerac, nel dipartimento della Dordogna. A produrlo è lo Château Lestignac. Camille e Mathias Marquet hanno cominciato a condurlo nel 2008, convertendolo quasi da subito alla biodinamica.

Les Brumes è una cuvée fatta per l’80 per cento con del sémillon botritizzato e per il resto con l’ugni blanc. È un Vin de France, fuori dalle appellation canoniche, e in effetti difficilmente potrebbe inserirsi in un canone.

Che cos’ha di tanto interessante da insegnare? Ha la capacità di raggiungere un equilibrio tutto suo attraverso la sommatoria di elementi che, singolarmente, verrebbero magari guardati con sospetto.

Vediamoli.

Ha “solo” 11 gradi di alcol, eppure la botrite gli conferisce una certa pienenezza.

Tende al dolce, eppure l’acidità vibrante lo rende del tutto “gastronomico”.

È “orange” e non filtrato (e anzi torbido), eppure sfoggia consistente eleganza nei profumi e perfino una qualche complessità aromatica, senza esagerazioni.

Presenta qualche po’ di carbonica (insomma, come dicono da quelle parti, è “légèrement pétillant”), eppure se non l’avesse rischierebbe di apparire stucchevole.

Anzi, quel pelo di percezione frizzante è voluto, perché l’anidride carbonica viene utilizzata a scopo conservante, e dunque permette di non eccedere con la solforosa.

Insomma, varca molti limiti, con coraggiosa sfrontatezza, ma nello stesso tempo non si spinge verso le terre più ostiche, e invece procede con una certa sua gentilezza di passo.

A cosa somiglia? Be’, pensate un po’ a uno Chenin “moelleux” della Loira con qualche anno sulle spalle, un po’ a un Riesling Kabinett della Mosella ma giovane, un po’ a un Sauternes non troppo in là nel tempo, un po’ a un bianco macerato sloveno senza troppi eccessi, un po’ a un Moscato d’Asti quasi decenne. Prendete un pezzettino di ciascuno questi vini, metteteli insieme come in un puzzle e grosso modo ci siamo.

Se lo trovate, provatelo. Magari non è un capolavoro, ma è un vino che fa pensare, e a me piacciono i vini che fanno pensare, e li ritengo vini imperdibili.

Les Brumes 2013 Château Lestignac
(92/100)

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