Un vigneto è come il parcheggio dell’Ikea

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Prendiamo il parcheggio dell’Ikea. Se ci vado quando il magazzino è chiuso, lo trovo vuoto, metto la macchina dove voglio, posso perfino fare le gimcane, non ho problemi di manovra od ostacoli nell’aprire la portiera. Se invece ci vado di sabato pomeriggio, posteggerò dove trovo posto, mi toccherà fare un sacco di manovre, stare attento alle altre auto, e poi l’apertura delle portiere sarà poco agevole, così come l’uscita dalla vettura, può succedere perfino che mi tocchi andare a cercare posto altrove perché è tutto occupato. In vigna accade esattamente la stessa cosa. Se distruggo la biodiversità, c’è tanto spazio libero per l’ingresso delle malattie, che agiranno con facilità. Se infittisco la biodiversità, i patogeni faranno più fatica ad entrare e magari può accadere anche che non entrino per niente.

La similitudine l’ho sentita fare ad un biologo, Stefano Zaninotti, di Vitenova Vine Wellness, che collabora con Vinnatur, l’associazione dei produttori di vini “naturali” guidata da Angiolino Maule. L’ha detto in un incontro dell’associazione. “In natura il vuoto non esiste e ogni volta che intervengo sul mio terreno subito qualcos’altro si verifica e quindi ne altera l’equilibrio” ha affermato Maule. “Pensiamo a ogni singolo vigneto come a un essere vivente a sé stante e alle interazioni che avvengono fra tutto ciò che c’è nel vigneto, compreso il viticoltore”, ha aggiunto Zaninotti. Concetti semplici ma efficaci, che sottoscrivo. In fondo, è proprio questo il senso del terroir che ho in mente. Credo insomma che a farsi vino sia l’interazione fra persone, suolo, vitigno, clima.

Il fatto è che in un vigneto sano c’è un sacco di vita. In un ettaro, c’è una massa vivente equivalente a trentacinque pecore, considerando anche il sottosuolo, ed è un’altra similitudine che rende piuttosto bene l’idea (a ‘sto Zaninotti evidentemente piace spiegarsi per similitudini), Che poi anche la parte maggiore del vigneto non è quella che vediamo di solito: quella fatta di foglie e di tralci e di uva è solo il quindici per cento del tutto, l’altro ottantacinque per cento sta sottoterra. E in fondo è anche vero che “la pianta portata dall’uomo nel vigneto è proprio la vite, il resto è presente naturalmente”. Dunque, occorre conoscere l’insieme del vigneto, dalla vigna alle altre essenze botaniche, dagli insetti ai microrganismi. “Mettere insieme e non escludere è il modo di guardare alla natura per fare vini più corrispondenti al terroir”, così si dice al tavolo di Vinnatur. Convinti che “in un ambiente vivo e sano la vite si sa difendere meglio da sola e quindi occorre intervenire meno con rame e zolfo”.

Vinnatur ci prova.