Un rosso valdostano, il Masarèn

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Succede a volte che scendendo in cantina mi ritrovi per le mani qualche bottiglia che non ricordo di avervi mai riposto. Sono, talvolta, scoperte curiose e piacevoli. Così è stato qualche giorno fa per tre bottiglie, sepolte dietro alcune casse, d’un rosso valdostano, il Masarèn dell’azienda agricola Quinson.
Ho scandagliato la memoria in cerca di qualche indizio sull’origine di quelle bottiglie. Eppoi, tre: quando mai ho comprato un trittico di bottiglie di un vino che non ricordo? Finché m’è sovvenuto che al primo Mercato dei Vini della Fivi, nel 2011, a Piacenza, era stata indetta una sottoscrizione a favore dei vignaioli liguri colpiti dall’inondazione, e c’erano in palio dei vini d’altri vignaioli, e fu lì che, versando una quota all’asta battuta da Antonello Maietta, venni in possesso di questo Masarèn. Rapida occhiata al sito della Fivi, e in effetti Pierre Philippe Quinson compare tra i soci della Vallée.
Nel bicchiere il vino mi si è presentato di colore denso rosso violaceo e giovanissimo e fruttatissimo e pepato.
Essendo un “vin rouge”, un vino rosso generico insomma (in passato si sarebbe detto un vino da tavola, definizione oggi non più ammessa dalle normative vigenti) non c’è l’annata. C’è comunque ovviamente il lotto in controetichetta: L 111008. Il che mi fa pensare a un vino imbottigliato l’11 ottobre del 2008, e dunque figlio probabilmente della vendemmia del 2007, e se così davvero fosse, confermo la sorpresa per una giovinezza incredibile.
Ho cercato on line qualche notizia sul vino e sul produttore, e poco ho trovato: non c’è nemmeno un sito aziendale. Ho però capito che si tratta di un’aziendina piccina picciò e che del Masarèn fanno qualcosa come mille bottiglie per anno, con un taglio, probabilmente, di petit rouge, barbera e freisa. La controetichetta dice che viene da un “antico vigneto che ha visto lo scorrere del tempo, maturando uve su suolo sassoso, scaldato al sole cocente dei pendii dell’adret”. Per chi come me non sa cosa sia l’adret viene in soccorso Wikipedia, che spiega che con quel termine (da pronunciarsi adré, alla francese) in Valle d’Aosta “si intende la sinistra orografica della valle stessa”, e dunque “la  definizione si contrappone con quella di envers, ovvero la destra orografica della valle”. Si aggiunge che “l’adret sta ad indicare il versante della valle maggiormente favorito dall’esposizione al sole e dove è possibile avere un’agricoltura più propizia e produttiva”. Ecco spiegato.
Il vino fa 14 gradi di alcol, ma ha una freschezza che rende snella la beva.
Le altre due bottiglie le lascio riposare, credo che un po’ di tempo ancora gli farà bene.
Masarét Vin Rouge Quinson
Due lieti faccini 🙂 🙂

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