Un nuovo inizio

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Le due doti che invidio di più a chi sappia condurre le istituzioni sono la fermezza e la capacità di mediazione, entrambe necessarie in quanto l’una complementare e mitigatrice rispetto all’altra. La prima, infatti, consente di guidare un’organizzazione complessa anche in tempi di tempesta, offrendo certezza alle parti. La seconda è antidoto all’autoritarismo attraverso la considerazione delle altrui ragioni. Posso dire che queste doti appartengono al bagaglio di Giovanni Mantovani, altrimenti non si spiegherebbe come sia riuscito in imprese che avrebbero fatto tremare i polsi a chichessia – di sicuro a me -, come ad esempio alcune importanti ricapitalizzazioni della fiera di Verona o come l’onerosa assunzione del ruolo di referente del vino italiano in capo a Veronafiere in occasione dell’Expo milanese.

Con il 30 giugno scorso, Mantovani ha concluso il proprio mandato di direttore generale di Veronafiere. “Classe 1957, a Veronafiere dal 1985, direttore generale dal 1998”, come dice il comunicato di saluto della fiera scaligera, resterà comunque all’interno del sistema fieristico come presidente di Piemmeti, una società controllata del Gruppo Veronafiere, come componente del board dell’Ufi (The Global Association of the Exhibition Industry) e, dal primo settembre prossimo, come senior advisor – insomma, un super consulente – del top management della capogruppo di viale del Lavoro. Credo che il suo contributo esperienziale sarà prezioso, soprattutto ora che siamo nel mezzo di una crisi globale che sembra attorcigliarsi su se stessa ogni giorno di più, prima per via della pandemia, poi per la crisi ucraina, ora per l’esplosione dei costi delle materie prime, per il morso tenace dell’inflazione e per l’improrogabile urgenza di ridefinire le dinamiche del lavoro. Siamo alla vigilia di un ripensamento forzoso del modo di fare economia, e forse anche delle forme della convivenza sociale, e il sistema delle fiere può essere una delle componenti nodali di questa trasformazione, assumendo un nodo via via più politico, in un’accezione sussidiaria della politica, ossia spingendosi pionieristicamente anche laddove non arrivino, o non possano arrivare, le istituzioni, frenate da vincoli di parte. Dunque c’è bisogno, insieme, di nuove figure lungimiranti e di personalità di consolidata esperienza.

Giocoforza, il mondo del vino non è estraneo ai summovimenti economici e sociali, e per il vino italiano – l’ho ribadito e lo risottolineo – il Vinitaly di Veronafiere può essere nodale, più ancora di quanto lo sia stato in passato. Anche questa è una sfida, perfino maggiore di quella – vinta – della ripartenza, che non era scontata, e anzi c’era chi adombrava, sbagliando, una difficoltà strutturale delle fiere del vino, dopo due anni di assenza. Del resto, le sfide sono il pane di chi ha il senso dell’innovazione, da affrontare con fermezza e con spirito di mediazione. “A new beginning“, un nuovo inizio, recitava l’invito al party di saluto di Mantovani. Ecco, serve un nuovo inizio. La vita è fatta così, di partenze, di arrivi e di ripartenze.

Foto Verionafiere-Foto Ennevi