Quando un errore rende buonissimo un vino

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Alcuni vini sono frutto di errori, di valutazioni sbagliate che si sono rivelate nel tempo talmente bizzarre da diventare una vera e propria tipologia. Pensiamo ad esempio ai vini ossidativi, dallo Jura allo Jerez. Vini nati in circostanze del tutto straordinarie e che, appunto danno risultati fuori dall’ordinario e proprio per questo particolarmente interessanti.

Il vino di cui vi voglio parlare qui di seguito è in realtà il frutto di un tappo non perfetto. Si tratta di una bottiglia acquistata dal produttore oltre venticinque anni fa.

Il bouvier è un’uva nata in Austria intorno al 1900 dall’incrocio tra il gelber muskateller e il weissburgunder, cioè il nostro pinot bianco. Solitamente dà vini giovani di scarso interesse. Trova la sua nobiltà quando è la protagonista di vini da vendemmia tardiva, con o senza botrite. La zona di elezione per questi vini è attorno al lago di Neusiedler, nell’est dell’Austria. Mi risulta che gli ettari coltivati con questa varietà si siano di molto ridotti nel nuovo millennio.

Dicevo del tappo. Appena aperta la bottiglia ho avuto la sensazione netta di percepire un qualche difetto. Fortunatamente non si trattava del classico sentore di tappo, probabilmente è filtrata una minima quantità di ossigeno e il vino si è per l’appunto ossidato in bottiglia. Non mi era finora mai successo, ma il vino ha subìto una trasformazione inattesa. Il colore era quasi mogano, non lontano da uno Jerez Pedro Ximenez. Al naso una quantità di frutta secca tipo fichi secchi e datteri. Poi noce moscata, curry, albicocche secche (più consone alla varietà di origine). Una ossidazione misurata che ben si fonde con i sentori fruttati più tipici. Il palato era sferzato da una grande acidità alla quale ben si sono abbinate le note speziate e di legno nobile. Il finale salato ha davvero ricordato uno Jerez.

Stölzerhof Bouvier 1991 Weingut Tschida