Ho trovato uno spettacolare Pinot Meunier, in Oregon

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Nell’ampiamente popolato mondo del wine writing americano, Elaine Chukan Brown è una delle mie autrici di riferimento. Qualche po’ di giorni fa, sul suo profilo Instagram ha pubblicato la foto dello Chardonnay della The Eyrie Vineyards, cantina dell’Oregon, dicendo che questa qui è “one of the wineries that first made me fall in love with wine”. Be’, se davvero è tra i responsabili dell’innamoramento di Elaine per il vino, benedetta sia quest’azienda, perché ci ha permesso di avere un’ottima narratrice.

Lo Chardonnay non ho mai avuto modo di provarlo, ma qualche altro vino targato The Eyrie Vineyards l’ho bevuto ai primi di febbraio negli Stati Uniti, durante lo Slow Wine US Tour. Ne sono rimasto impressionato, e capisco dunque il colpo di fulmine che ne ebbe Elaine Chukan Brown.

Ovviamente, trattandosi di un’azienda dell’Oregon, e anzi, di più, della Willamette Valley, mi aspettavo belle cose dal Pinot Nero, ché quella è una regione come s’usa dire “vocata” per la varietà borgognona. Infatti, il 2016 – diciamo così – “base” che ho avuto nel calice era buono, floreale, speziato, terroso e un fruttino delizioso, e la Riserva del 2014 ne dava un’evidenza ancora maggiore ed anzi si accresceva in eleganza con quella sua tonalità lievissima e cristallina e l’austerità commovente del tannino. Di una giovinezza spettacolare.

Buonissimi, dunque, però mai e poi mai mi sarei aspettato di stupirmi con altri due vini.

Prendiamo il Pinot Grigio. Fu il primo ad essere prodotto fuori dall’Europa, già intorno alla metà degli anni Sessanta, quando venne fondata la cantina. Io ho avuto nel calice l’annata 2017. Un bianco serissimo. Frutto profondo, macerativo e insieme croccantissimo. Poi, fiori essiccati e spezie a manciate e una freschezza vibrante.

Il definitivo “wow!” l’ho espresso per il Pinot Meunier. Ho scritto altre volte che sto scoprendomi una passionaccia sfrenata per il Meunier vinificati in rosso, e qui ne ho trovato uno di grandioso. Colore sottile e brillante, di quelli che piacciono a me, naso caleidoscopico, al pari del palato, e sul fondo quella vena di nocciola appena colta nel bosco che rappresenta per me l’imprinting della varietà. Mi ha detto Russ Margach, che è il responsabile commerciale della cantina, che questo rosso non è ancora importato in Italia. Gli altri vini della Eyrie Vineyards lo sono, da Cuzziol. Posso permettermi di chiedere all’importatore di inserirlo presto in catalogo? Sarei tra i primi a comprarmene.

The Eyrie Vineyards Pinot Gris 2017 The Eyrie Vineyards
(91/100)

Oregon Pinot Noir 2016 The Eyrie Vineyards
(88/100)

Oregon Pinot Noir South Block Reserve 2014 The Eyrie Vineyards
(95/100)

Oregon Pinot Meunier 2017 2017 The Eyrie Vineyards
(96/100)

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