Trovare l’equilibrio in un rosso da 17 gradi di alcol

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Maccone Rosso 17°, un vino che prende nome dalla sua gradazione. Il che fa subito pensare a qualcosa di esagerato. Fuori dalla norma, sì. Esagerato non direi.
Iniziamo con il fare un minimo di ordine.
Stiamo parlando di un vino pugliese ottenuto da tre cloni di primitivo nella zona di produzione di Gioia del Colle. Il vigneto è ad alberello e vanta un’età di oltre 70 anni. Come ci si può immaginare
l’uva è molto ricca, anche senza far ricorso a tecniche estreme. È la natura che vuole così. L’affinamento si protrae per 18 mesi in solo acciaio. Niente uso di legno, quindi. E non posso che condividere,
perché aggiungere tannino e dolcezza a un frutto che ha già tutto in sé? (produttori di Amarone, vi dice niente questo?).
17° di alcol, 6,10 gr/litro di acidità, 46 gr/litro di estratto secco. Non sto dando i numeri, ma in questo caso i dati servono a far capire che tipo di equilibrio si è riusciti a raggiungere. E il risultato in una parola è entusiasmante. L’equilibrio che ho appena citato è la ragione della cifra stilistica del vino. Ho provato molti altri vini che già a 14° alcol erano completamente squilibrati, caldi e poco attraenti. Qui invece la potenza si percepisce, ma è perfettamente inserita in un contesto che aiuta a non farla sentire. È un vino profondamente meridionale, ci mancherebbe. E potrei stare qui a citare infiniti descrittori aromatici, ché il vino ha una tenuta perfetta anche a diversi giorni dall’apertura, e ad ogni sniffata ci senti un qualcosa di diverso. Il tocco del sorso completa un quadro affascinante, rotondo e nervoso al tempo stesso.
Una bottiglia che potrebbe anche invecchiare in maniera clamorosa, ma che non è un delitto aprire anche nella sua prima gioventù.
Dimenticavo, si tratta dell’annata 2013 che però in etichetta non può essere indicata.
Maccone Rosso 17° AngiuliDonato
(93/100)