Thomas e la morbidezza del frutto

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Thomas Pico è un produttore giovane che ha conosciuto una crescita di notorietà travolgente nel giro di pochi anni. Aderisce alla schiera dei vigneron “nature”, anche se credo non abbia certificazioni e non sia particolarmente audace nelle scelte di cantina (salvo l’utilizzo di fermentini ovoidali in cemento).
Insomma, i suoi vini hanno una perfezione formale inattaccabile anche se rivendicano l’appartenenza alla scuola dei vini modernamente naturali.
Il tratto più evidente dei vini di Thomas è la morbidezza del frutto. Rispetto agli Chablis più austeri e verticali, questi sono più ricchi e facili. Attenzione, non dico banali. Sono anche pronti abbastanza presto, senza bisogno di lasciarli in cantina per 10 o 15 anni come succede per i più grandi, come Raveneau o Dauvissat. Dai quali peraltro è ancora lontano.
Complice l’annata calda, questo suo 2009 è voluttuoso, aperto e già pronto. Il terroir però non fatica ad uscire. Non sfuggono infatti le decise note di miele, fiori bianchi, pesca e una precisa sottolineatura minerale.
Chablis 1er cru Beauregard Vent d’Ange 2009 Pattes Loup – Thomas Pico
2 faccini e mezzo

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