E il Tavernello scelse la trasparenza

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Ehi, dico a voi che ve la tirate tanto con lo château di qui e il cru di là, lo so che alla fine le grigliate della domenica le innaffiate col Tavernello in brik. Come dite? Che non è vero? Ok, va bene, non è vero, però sappiate almeno che il Tavernello ha cambiato look, ve ne siete accorti? Non più la scatola con la foto un po’ grossolana del bicchierone e dell’uva che francamente a mio avviso rendeva un’immagine sì nazional-popolare, ma anche un po’ confusionaria, bensì ora una grafica più pulita, che rende immediata la percezione del colore del vino, rosso, bianco (verde, in realtà, il colore prescelto per rappresentarlo) o rosato.

E poi quelli del Tavernello (leggasi Caviro, colosso coooperativo, “
32 cantine sociali conferenti vino che raggruppano 11.500 viticoltori in una superficie di 
31.000 ettari e che producono 6.200.000 quintali di uva, 7 cantine sociali che conferiscono i sottoprodotti delle loro lavorazioni, 2 consorzi vitivinicoli, 2 cooperative del settore ortofrutticolo”, cit.) si sono presi perfino un vantaggio dal lato della “trasparenza”. Sissignori. “In virtù della filiera controllata dal vigneto alla tavola – leggo sul Corriere Vinicolo -, il consumatore può verificare personalmente la tracciabilità della zona d’origine di ogni singola confezione di brik tramite la sezione dedicata sul sito internet www.tavernello.it, in cui è possibile inserire il numero di lotto specifico”.

Accidenti, tanto di cappello. Prima o poi proverò a prendere un brik e a buttar dentro al sito il codice identificativo per vedere cosa ne esce, ché non è poi mica un investimento particolarmente costoso.


1 comment

  1. Guglielmo

    Non amo i tetrabrik (e per la verità neppure gli screw cap), comunque non demonizzo il Tavernello e i prodotti similari. Se qualcuno desidera bere vino anziché Coca Cola e non può permettersi un vino imbottigliato di qualità, non vedo perché non dovrebbe farlo. Del resto si tratta di vini che, se non hanno particolari pregi, non hanno neppure veri difetti.Neanche tanti anni fa si facevano le gite fuori porta con la damigiana per comperare il vino dai produttori. Non erano sempre migliori ed erano certamente meno trasparenti. Però vino buono non troppo costoso, in un paese come il nostro, ce n’é dappertutto. Basta cercarlo. Può essere anche un modo diverso di conoscere l’ambiente che ci circonda

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