Il Taurasi Poliphemo al top dei 100 vini da conservare

poliphemo_400

Si sono presentate giovedì 20 ottobre le Guide de L’Espresso ai Ristoranti d’Italia e ai Vini d’Italia 2017 nella stazione Leopolda di Firenze, strapiena per l’occasione. Tanto entusiasmo tra i partecipanti e qualche faccia scura non può mancare perché le cose non sono andate come si sperava. Terminate le premiazioni degli chef, si è aperta la sala degustazione con ben 100 vini presenti nella guida in versione rinnovata che li suddivide non per area geografica, ma per categorie di consumo: vini da bere subito; vini da comprare; vini da conservare. Ogni sezione elenca 100 vini in ordine di merito, nell’intento di semplificare la fruizione della guida, o meglio, del consumatore che non sempre è un esperto, anzi, la stragrande maggioranza degli italiani sa ben poco di vino nonostante il nostro paese vanti una storia millenaria in questo settore e abbia tanto da dire e da proporre.
Di fatto, le guide ai vini si vendono poco e un po’ tutti sono alla ricerca della formula giusta per risolvere il disastro del bilancio di fine anno tra uscite ed entrate. Non si può negare che chi apra una guida ai vini, come del resto fa quando scorre le pagine di quelle rivolte ai ristoranti, semplifica all’estremo la sua ricerca soffermandosi sui punteggi dati, perché vuole sapere qual è il più buono, quale vale la pena di comprare. Pochi hanno una cultura del vino o voglia di leggere approfonditamente e sanno quindi dare una chiave di lettura attenta e puntuale. Però è giusto che tutti stappino ciò che più piace, che scelgano in libertà, che il vino continui ad essere mezzo di condivisione e di piacere, senza troppi giri di parole o di bicchiere.
Nella sua veste rinnovata la guida traccia un panorama di tante bottiglie interessanti. Con immenso piacere noto che il vino in testa alla categoria “da conservare”, quindi da acquistare per l’alta qualità e stipare in cantina perché possa esprimersi al meglio, è campano: Taurasi Poliphemo 2012 di Luigi Tecce.
Conosco Luigi sin dalla sua prima annata, è un personaggio un po’ schivo, più cuore che pancia, totalmente dedito alle sue piante di vite a Paternopoli dove in tanti si recano da diverse parti d’Italia e dall’estero per conoscerlo e degustare i vini in sua compagnia. Molte sono le piante vecchie di aglianico che preserva con grande cura e i suoi vini sono particolarmente accattivanti non solo perché buoni, ma vi si coglie quell’aspetto emotivo, profondo, appassionato e direttamente conducibile all’animo sensibile di Luigi.

In questo articolo