Tappati di tutto il mondo, unitevi!

cavatappi_antico_400

Al grido di “Bouchonnés de tous les pays, unissez-vous!“, Hervé Lalau su Les 5 du Vin invita a darsi una mossa. L’obiettivo? Farla finita con tutte le rogne causate al vino dalla tradizionale tappatura in sughero e passare con decisione alla chiusura alternativa, a vite. Perché quello delle bottiglie che sanno di tappo o che sono affette da “sintomi di stanchezza” (la definizione è sua) a causa del sughero è un problema comune a tutti i bevitori, ma si tratta di “un problema per il quale c’è una soluzione valida sia per i bianchi che per i vini rossi per i giovani vini e vini da invecchiamento”, e questa soluzione è il tappo a vite.

Ora, qualcuno potrebbe chiedersi quale sia il pulpito da cui viene questa predica, e allora dico che si tratta di un pulpito di quelli di tutto rispetto, perché Hervé Lalau è un giornalista francese che collabora a varie testate specializzate nel settore vinicolo in Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Québec ed ha ricoperto cariche importanti nell’associazionismo del giornalisti enologici internazionali.

“Dal momento che ne ho più che abbastanza di assaggiare vini che sanno di tappi, continuo a militare per una soluzione realistica, dai vantaggi dimostrati, utilizzata da più di trent’anni in vari paesi del mondo, con la soddisfazione di milioni di consumatori di questi paesui, che non sono di certo più stupidi di noi. Il tutto precisando nuovamente che non sono pagato per scriverlo” scrive Lalau.

E poi l’invettiva. Contro chi? Contro la critica, i vignaioli, la distribuzione.

La critica.

“Dove siete, amici, voi che vi ergete da arbitri dell’eleganza delle bocce da più di 100 euro, voi che discutete di principi quasi metafisici per il solo beneficio di una fascia di iniziati, quando non per il vostro solo piacere, dove siete, carissimi colleghi, quando si tratta di difendere il consumatore gabbato da un vino imbevibile e a volte pagato caro, preso forse su vostro consiglio? Non capite che se il vino che avete acclamato nei vostri articoli o inserito nella lista del vostro ristorante delude il vostro lettore o il vostro cliente solo perché sa di tappo o anche semplicemente perché solleva dubbi causati da un sughero difettoso, anche voi lo deludete? È in gioco la vostra responsabilità; eppure non avete che da rendere conto al bevitore, non ai fabbricanti di tappi! Cosa state aspettando per cambiare le cose? Vi fate chiamare ‘educatori’; ma per quanto tempo siete rimasti in silenzio davanti a questo vero e proprio scandalo, questo grande e generalizzato incidente industriale? Eppure spesso vi indignate per molto meno”.

I vignaioli.

Anche chi fa vino si deve dare una mossa. Non deve più accettare che il suo lavoro venga “viziato dall’ultimo stadio della produzione, l’unica sulla quale non può spadroneggiare”. Cos’è la loro, rassegnazione? O è la paura delle reazioni dei venditori di vino? Avanti, vignaioli!

I distributori.

Ha dell’incredibile che nel mondo della distribuzione, “che non tollera che ci sia un 2% di reso su uno yogurt da 1,25 euro”, si accetti invece che un prodotto nobile come il vino abbia un tasso potenziale molto alto di difetti solo a causa del tappo. “La distribuzione non deve forse essere proattiva, per soddisfare i desideri dei clienti, per coccolarli, per evitare loro delusioni?” Suvvia, datevi una mossa, fate una piccola pubblicazione che spieghi ai consumatori i vantaggi della capsula. Il mondo va avanti. Si è passati dalla balestra al fucile, dal telefono al computer, dalle manovelle ai motori a reazione. Perché non si dovrebbe poter passare dal sughero a una chiusura alternativa?

Insomma, Hervé Lalau ne ha per tutti, e io mi unisco alla sua fiera indignazione.

In questo articolo

2 comments

  1. Nic Marsél

    Tappo a vite per il vino e tappo in sughero sui fucili!

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Mai stato più d’accordo.

Non è possibile commentare