Syrah contemporanei

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Contemporaneamente è uno di quegli avverbi che mi hanno sempre messo in difficoltà quando si trattava di fare analisi grammaticale a scuola, perché ero incerto se definirlo un avverbio di modo o un avverbio di tempo. Più semplice nell’analisi logica, perché ci si salva con il complemento di tempo continuato. Ammesso che sia giusto così.

Sta di fatto che mentre stavo assaggiando due Syrah toscani, mi sono accorto che Fabio Rizzari proprio quel giorno, contemporaneamente appunto, ne aveva pubblicata la recensione su Piattoforte. E lui, contemporaneamente, si poneva un quesito di genere, ossia se per il vitigno si dovesse dire “il” syrah oppure al femminile “la” syrah, come fanno in Francia. È la maledizione della nostra lingua che deriva dal latino ma non conosce il genere neutro come invece ha il latino. Per rimanere nei dintorni delle questioni semantiche.

Mica finisce qui. Vado avanti con la lettura del testo di Rizzari e strabuzzo gli occhi. Perché mi accorgo che ai due vini abbiamo attribuito esattamente la stessa valutazione centesimale. Proprio identica, e per le stesse ragioni. Per cui mi basterebbe rimandare a quel che ha scritto lui e la mia recensione sarebbe finita qui.

I Syrah sono quelli che dei Tenimenti d’Alessandro, a Cortona, Val di Chiana, Arezzo, Toscana. Me li ha gentilmente mandati per l’assaggio Filippo Calabresi, la cui famiglia è subentrata nel 2013 nella proprietà dell’azienda. Lui sul Syrah ci si è messo al lavoro dal 2014, per realizzare quella che chiama “la mia idea”. Mi spiega: “Pur lavorando nel solco della tradizione intrapresa negli anni ’80, ho tuttavia reimpostato l’approccio sia alla campagna che alla cantina”. Di qui il passaggio al biologico e alle pratiche vinicole del Rodano settentrionale, con l’uso dei raspi, la tecnica del cappello sommerso, i legni vecchi, “senza mai dimenticare la bevibilità” e quello che lui chiama “un lavoro di sottrazione e alleggerimento operato sui vini”. Uscendo dalla doc Cortona in favore dell’igt Toscana, scelta che non discuto, perché non conosco abbastanza quella realtà, ma che normalmente non mi vede concorde.

Orbene, i due vini “sanno” dell’uva madre. Ci sono insomma tutti i caratteri del (della) syrah. Quel fruttino nero così acceso, quella vena officinale, quella pepatura. Però con caratteri dissimili, in buona parte derivanti dall’annata diversa, assai diversa.

Toscana Syrah Rosso 2016 Tenimenti d’Alessandro
Filippo Calabresi lo definisce un vino “pensato per il consumo quotidiano”. Allora si tratta di un consumo quotidiano dagli standard piuttosto alti, perché questo è un gioiellino. Succoso e vibrante, intriso di erbe aromatiche e di cenni floreali. Tannino serio e non invasivo. (90/100)

Toscana Syrah Bosco 2014 Tenimenti d’Alessandro
Dei due, è vino più ambizioso, ma un po’ meno compiuto, perché il legno appare non del tutto integrato e non permette ad ora che il frutto, e ce n’è tanto di frutto, prenda il volo appieno. L’ho bevuto volentieri e lo riberrei magari più in là, ma ora gli preferisco l’altro. (87/100)

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2 comments

  1. Andrea Tibaldi

    Io adoro la Sirah ma solo se ci sento la Sirah, il varietale, e infatti spesso apprezzo di più le Appellation “minori” come Crozes Hermitage o Saint Joseph, piuttosto che i cru, a parte forse il Cote Rotie, l’unico che quasi sempre conserva, almeno in sottofondo, un rimando chiaro al varietale della Sirah. Mi pare di capire che la pensiamo allo stesso modo.

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    I Cote Rotie sono inimitabili.

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