Stiamo davvero facendo vini più leggeri e digeribili?

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“La corsa alla maturità estrema, le estrazioni spinte e i legni eccessivi stanno tendendo a scomparire in favore di vini più digeribili, equilibrati e fini”. La frase è virgolettata perché non è mia. L’ho letta sulla Revue di Vin de France, in un servizio nel quale si fa il punto dell’annata 2017, in Francia ovviamente. Si aggiunge che questa svolta verso la digeribilità, l’equilibrio e la finezza è in corso da qualche anno ormai.

Vero, e una tendenza del genere ha fatto capolino anche in Italia. Ma qui da noi l’impressione è che le surmaturazioni, l’alcolicità, il tannino, il muscolo e la concentrazione del colore continuino ad essere considerati elementi di pregio. Dai produttori e anche da una buona parte della critica e della sommellerie e degli enologi e della gente del marketing e della ristorazione eccetera eccetera. Tant’è che se vai in una cantina italiana, il più delle volte ti presentano come loro top di gamma il vinone che risponde ai canoni della muscolarità e della potenza e in tanta parte della ristorazione se chiedi che ti consiglino un vino ti orientano verso i rossi da palestra.

Signori, sveglia! Il mondo là fuori sta cambiando e forse è già cambiato e i francesi, come sempre, se ne sono accorti per primi.