Ho stappato dieci Brunello di Montalcino e…

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In questi ultimi mesi mi è capitato di assaggiare a più riprese alcune selezioni di Brunello di Montalcino. Questa degustazione ha coinvolto il gruppo di amici con i quali ho il piacere di condividere la passione per il vino da quasi quindici anni. Ne approfitto per ringraziarli per il percorso svolto fino a qui e per tutte le prossime bevute che avremo modo di organizzare.
Abbiamo cercato di mettere a confronto varie annate, da qualcosa di più giovane a bottiglie più vecchiotte, anche per valutarne la reale capacità di evoluzione. L’ordine che troverete qui di seguito non corrisponde con quello di servizio, ma è il mio personale di gradimento, con due ex aequo.
1. Tenuta Greppo, Biondi-Santi, Brunello di Montalcino 2007
Grande naso, complesso e raffinato. Balsamico e floreale, potente e fine al tempo stesso. Per me il vino più completo, specialmente per il palato, capace di essere complesso e facile, tonico e leggero. Ha ancora molta vita davanti, ma già oggi è in grado di farsi piacere.
(94/100)
2. Il Marroneto, Brunello di Montalcino 2008
Colore leggero, per nulla forzato. Etereo e speziato, china, inchiostro, lacca cinese, minerale (goudron). Poi un valzer di aromi che continuano a susseguirsi nel calice: pepe rosa, carne, viola, per terminare su odori salmastri e di umami. Afferma la sua personalità con un palato compatto e deciso, intrigante, con un alcol bilanciato e una struttura ancora giovane. Passatemi la contraddizione ma io l’ho definito caldo (per la sua maturità) e freddo (per la sua verticalità). Cresce molto nel tempo, i tannini non fanno sconti. Bel finale terroso e tante prospettive di lunga carriera.
(92/100)
3. Silvio Nardi, Brunello di Montalcino 2011
Ancora un colore leggero. Naso che pare sulle prime in corso di evoluzione, con tanti fiori appassiti. Mi ricorda lontanamente un Morgon, e questo per me è un grande complimento. Caldo, sensuale, esotico, ha però una struttura più fine che tiene in equilibrio le sue parti più mature. Un succo che non vuole lasciare il palato, davvero splendido nel suo finale ancora sui fiori. Forse il vino più elegante di tutta la batteria.
(91/100)
4. Fonterenza, Brunello di Montalcino 2004
Un altro Brunello tutto giocato sulla leggerezza. Fine e chiuso, avanza molto lentamente, chiede tanta pazienza. Dopo un inizio vegetale il vino gioca al rimbalzo tra acidità e tannino. A tenere in piedi il tutto una bella maturità che significa potenza e lunghezza di beva. Sapido e terroso nei tannini, ha bisogno di cibo per trovare la sua giusta destinazione. Termina con note speziate, di sangue e affumicate.
(89/100)
5. Molinari, Brunello di Montalcino 1997
Evidente la ricerca di materia e concentrazione, che si avverte nei sentori di cioccolato e di alcol. È anche figlio di una annata molto calda. A metà tra modernità e tradizione, non è tra i più eleganti, ma comunica una bella sensazione di appartenenza a un grande terroir. Smalto, china, sangue e cuoio tra le sensazioni olfattive. Altri millesimi si sono rivelati più equilibrati, segno che non era probabilmente possibile fare di più.
(88/100)
6. Talenti, Trentennale, Brunello di Montalcino 2011
Grande materia, largo, caldo e alcolico. Bella ciliegia al naso. Tutto giocato sulla concentrazione, alla ricerca della potenza, si rivela una interpretazione piuttosto moderna ma senza eccessi. Tannini ancora in evidenza, avrà bisogno di almeno dieci anni per trovare il suo equilibrio.
(87/100)
7. Collemattoni, Brunello di Montalcino 2009
Inizia molto bene con una grande esibizione di aromi, ma non ha la stessa continuità al palato. Il frutto è dolce e il tannino risulta già ammorbidito, sicuramente la maturità è più che buona. Sembra più orientato verso una moderata modernità che verso la tradizione. Lo penalizza una certa secchezza del tannino nel finale.
(86/100)
7. Castello di Banfi, Poggio All’Oro Riserva, Brunello di Montalcino 1997
Naso evoluto e maturo. Cuoio, terra, spezie, inchiostro, erbe, menta in particolare. Se al palato sa essere fine, sembra mancare però di un pizzico di materia rispetto alle ambizioni. Escono poi un tannino non del tutto piacevole e note vegetali di smalto non sempre gradevoli. Nell’insieme però resta una bella bottiglia.
(86/100)
9. Casanova di Neri, Tenuta Nuova, Brunello di Montalcino 1995
Da subito si rivela un vino dal profilo moderno, il legno si percepisce ancora. Forse anche troppo. Marasca e cenni vegetali. Sapido ed evoluto, il finale si blocca per la parte tannica molto asciugante.
(85/100)
10. Agostina Pieri, Brunello di Montalcino 1998
Forse il tappo non è stato in grado di conservarlo al meglio. Credo sia figlio di una concezione fortunatamente superata, fatta di grandi concentrazioni, legno e via di questo passo. Resta la sensazione di un vino vissuto, che solo in parte si riscatta al palato. Mi pare la migliore dimostrazione di come quel modo di intendere il vino abbia fatto il suo tempo. Fortunatamente oggi le cose sono molto diverse.
(78/100)

La degustazione si è svolta a novembre 2016