Stappate un vino che inviti all’esplorazione

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Questa qui che leggerete fra un attimo è una delle più belle descrizioni del significato del vino in cui io mi sia imbattuto, e la condiviso pienamente. Mi è tornata alla mente quand’ho saputo che al suo autore, il filosofo britannico Roger Scruton, verrà attribuito il premio Masi per la Civiltà del Vino, che è arrivato alla bellezza di trentacinque edizioni. Ora la sto facendo lunga. Dunque, ecco quel che ha scritto Scruton nel suo volume “Bevo dunque sono”, grosso modo attorno alla centottantesima pagina, ma il mio ricordo è labile, e potrei sbagliarmi sulla pagina.
Il testo: “Circondatevi di amici e poi servite qualcosa di intrinsecamente interessante, un vino che abbia radici in un terroir, che arrivi fino a voi da un luogo favorito, inviti alla discussione e all’esplorazione, distolga l’attenzione dalle proprie sensazioni e la conceda invece al mondo. Evocate come meglio potete lo spirito di cose assenti nell’aroma che sale dal bicchiere; condividete coi vostri compagni ogni ricordo, ogni immagine, ogni idea; cercate un’affettività serena e rilassata; soprattutto, pensate all’argomento di cui sta discutendo la compagnia e dimenticate voi stessi”.
Fantastico, no? Il vino come segno, simbolo, icona, simbologia del convivio, del vivere insieme, e della conversazione, della chiacchiera, della riflessione, del dibattere, del confrontarsi. Bellissimo.
A Roger Scruton, dicevo, il primo ottobre prossimo verrà assegnato il Premio Masi – Masi la cantina valpolicellese, ovviamente – per la Civiltà del Vino. Quel pensiero, quelle righe, dicono che il vino è davvero emblema della civiltà.
Ad annunciare il premiato è Sandro Boscaini, vice presidente della Fondazione Masi – organizzatrice del premio – e presidente di Masi Agricola. Spero di riuscire ad andare alla cerimonia di premiazione. Mi piacerebbe ascoltarlo. Che poi sono interessanti anche gli altri personaggi che verranno premiati insieme con Scruton, e sono l’artista Giosetta Fioroni, compagna di vita dello scrittore veneto Goffredo Parise, il fumettista e disegnatore Lorenzo Mattotti, l’attore Natalino Balasso, uno dei miei miti (e del resto interpreta davvero la veneticità più profonda) e la filosofa scrittrice Ágnes Heller.