Il Soave avvia l’iter per inserire i cru nel disciplinare

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Dunque, il Soave ha intrapreso il cammino verso la regolamentazione dei suoi cru. Lo leggo in un comunicato stampa del Consorzio di tutela. Dice che “con la definizione tecnica di ‘menzioni geografiche aggiuntive’ i cru del Soave fanno il loro ingresso ufficiale all’interno del disciplinare di produzione”. Leggo pure che “l’iter di modifica richiederà circa un anno ed è stato deliberato nel corso dell’ultimo consiglio di amministrazione del Consorzio a fine aprile”.

Bene. Non sono mica tante le denominazioni di origine italiane che hanno fatto questo passo, ed è un passo importante e sidante per una denominazione.

L’elenco delle mga (è questo l’acronimo con cui nel mondo del vino si citano usualmente le menzioni geografiche aggiuntive) non è presente nel comunicato, ma non è difficile immaginare le principali, visto che di pubblicazioni sul tema il Consorzio ne ha realizzare più d’una negli anni passati. Per esempio, che so, potrebbero esserci toponimi piuttosto noti, come la Froscà o il Calvarino o Costeggiola. Si sa però che in tutto saranno ben sessantaquattro. Lo conferma proprio il comunicato consortile che sottolinea come i cru del Soave corrispondono a sessantaquattro areali di produzione, “ognuno dei quali – cito -, in forza della storicità che li contraddistingue, presenta specifiche caratteristiche produttive, come l’esposizione, la giacitura, l’origine geologica”. Aggiunge la comunicazione che “tali areali sono oggi ben definiti grazie al percorso di zonazione viticola che ha impegnato il Consorzio di tutela dal 1998 al 2006”.

Ritengo che qualcosa di più sapremo a Soave Preview, la manifestazione consortile in programma a Soave dal 18 al 21 maggio.