Si renda obbligatorio il Piedirosso con la parmigiana

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La scorsa estate chiesi alla wine writer napoletana Marina Alaimo che cosa abbinare con una buona parmigiana di melanzane e lei mi suggerì un Piedirosso. Non ho più dato corso al suo suggerimento fino a qualche giorno fa, quando, avendo acquistato l’ottima parmigiana che fa un cuoco napoletano che ha aperto una rosticceria dalle mie parti (si chiama Rosario Tanzillo e sta a Torri del Benaco), ho preso dalla cantina una bottiglia del Vesuvio Piedirosso della Tenuta Augustea che ricevetti proprio per intercessione di Marina.

Ebbene, questo è uno di quei vini che uso definire gastronomici – e la gastronomicità credo sia l’essenza stessa del vino – e credo che dovrebbe essere obbligatorio stapparlo per decreto quando si abbia in tavola una buona parmigiana di melanzane, perché l’accostamento è azzeccatissimo. Sarà forse per quella nota leggermente fumé che è così territoriale e vesuviana o per quel frutto rosso pepato che non travolge il sapore della pietanza o per quel tannino pulente ma mai coprente. Un sorso che non pone inutili pensieri e invita alla tavola e alla conversazione, ed è una bella cosa.

Vesuvio Piedirosso Calidarium 2017 Tenuta Augustea
(87/100)

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1 comment

  1. Maurizio Onorato

    Nativo si terra campana mi piace ricordare che il nome indigeno “Per’ ‘e Palummo”, ossia zampa di colombo o piccione che dir si voglia, rende ancor meglio che un generico “rosso” la tonalità cromatica del pedicello del grappolo di quest’uva che in certe aree della Regione è pressoché onnipresente specie negli uvaggi: un po’ come il prezzemolo per le minestre (o per dirla nel vernacolo locale “petrusino ogni ‘mmenesta”). Concordo: è vino da mensa senza pensieri, più che da degustatori spocchiosi con la puzza al naso.

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