Sì, è possibile essere tradizionalisti e innovatori

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Si può essere contemporaneamente legati all’identità di un territorio e anche innovatori di quella stessa identità? Non è facile, ma si può ed è bene che ci sia chi assume una simile posizione. Ci riflettevo qualche giorno fa avendo nel calice un Cornas che mi è piaciuto davvero molto, il Brise Cailloux 2017 del Domaine du Coulet di Matthieu Barret. Rodaniano che più non si può, fedele alla syrah che più non si può, profondo e minerale, eppure anche ricco di una brillatezza di frutto e di una dinamicità da brivido, trovando un punto di equilibrio che pare provenire dalla luna, da distanze siderali. Ecco, questo è un vino che trasuda identità e che nel contempo prende una strada autonoma, che rende il sorso, insieme, raffinato e gustoso, nonché estremamente gastronomico.

La cosa curiosa è che aprendo La Revue du Vin de France dopo aver bevuto quel Cornas, ci ho trovato sopra la recensione dell’annata successiva, la 2018 (che ho subito provveduto a procurarmi e che berrò appena possibile), e gli aggettivi usati ho visto che erano gli stessi: “hédoniste, raffiné et tout en équilibre”. Ebbene, La Revue ha attribuito una valutazione di 94 centesimi al Brise Cailloux 2018 e l’ha collocato al terzo posto tra i vini biodinamici francesi della categoria “les cuvées audacieuses”, le cuvée audaci, quelle che donano “les frissons de l’exploration”, il brivido dell’avventura, che “esplorano gusti nuovi, senza alcun complesso nei confronti della tradizione”. Vero, l’annata che ho bevuto io era diversa, ma raramente sono stato più d’accordo con i critici francesi.

Un’ultima nota per chi volesse cercarlo: on line lo si trova intorno ai 39 euro a bottiglia.

Cornas Brise Cailloux 2017 Matthieu Barret
(94/100)

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