Si fa presto a farsi male col vino

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Magari mi sbaglio. Anzi, mi auguro proprio di sbagliarmi. Ma ho un dubbio grande come una casa a vedere quel che hanno in mente di fare nel Beaujolais. Attenzione, quando dico Beaujolais intendo la Borgogna che usa il gamay al posto del pinot noir. Borgogna, sia chiaro, con tutto quel che ne consegue in termini di bellezza enoica. Mica i novelli, i Beaujolais nouveau (che pure talvolta non disprezzo). Intendo insomma una zona che dai suoi dieci cru sa tirare fuori dei rossi d’eleganza straordinaria, capaci di stare nel vetro e affinarsi per anni e decenni. Credetemi.
Cos’è che ho letto?
Ho letto che l’Inter Beaujolais, ossia l’Union Interprofessionnelle des Vins du Beaujolais (una specie di nostro consorzio di tutela) sta premendo per avere uno spumante, dentro al Beaujolais. Ma mica un cremant come hanno in Borgogna, in Alsazia, nella Loira, in Alsazia. No, un’altra cosa. Una bollicina rossa (per forza), dolcina, a bassa gradazione alcolica (intorno ai 9 gradi). Qualche prototipo in giro mi par proprio che ci sia già – ne fanno già tra le seicento e le ottocentomila bottiglie, ovviamente mica sotto la denominazione d’origine, che attualmente non lo consente -, e l’ho anche comprato e… stavo per dire bevuto, ma in realtà l’ho solo assaggiato, ché di berlo non sono stato capace. Però si vende. Perbacco. La roba dolcina e bassa gradazione va.
La notizia della volonta dell’Unione interprofessionale del Beaujolais l’ho letta su Decanter. Jean Bourjade, direttore generale dell’Inter Beaujolais, ha detto che lo sparkling Beaujolais non diventerebbe un competitor delle altre bolle che vanno per la maggiore, tipo Champagne, Prosecco o Cava, ma che sul mercato c’è spazio per “milioni e milioni” di bottiglie del nuovo vino.Mah. Da appassionato bevitore ed estimatore dei rossi del Beaujolais – e in particolare di Fleurie, di Morgon e di Moulin-à-Vent – ho qualche dubbio. Qualche serio dubbio. Già ora spesse volte quando propongo a qualcuno di bere un Beaujolais ricevo occhiate di traverso, ché il nome è universalmente associato mica ai grandi cru della zona, bensì al novello. Figurarsi se poi lo si associasse anche a delle bolle dolcine.
Hanno un bel dirlo, poi, quelli del consorzio, che il nuovo Baujolais bollicinoso non verrebbe fatto sui cru. Se la reputazione della zona scende, allora scende tutta, e trascina tutti verso il basso. Questo è il mio timore. Gli auguro tanta, tanta fortuna, ma non sono per niente convinto. Perché si fa presto a farsi male, col vino. Poi ci vogliono anni e anni – forse decenni – per rimediare.