Sette cose da sapere sul rosé

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Avvertenza: questo è un pezzo che può nuocere gravemente alla stabilità umorale dei puristi del vino. Tuttavia, credo valga la pena pubblicarlo ugualmente. Ossia elencare le “sette cose che solo coloro che bevono più rosé che acqua possono sapere”.

L’elenco non è mio. È della sommelier americana Victoria James, che ha scritto un libro che s’intitola “Drink Pink: A Celebration of Rosé”. A presentare l’elencazione, sulle pagine web di Cosmopolitan edizione Usa, è Danielle Tullo in un articolo che ha per titolo, appunto, “7 Things Only People Who Drink More Rosé Than Water Will Know“.

Ora, il fatto che l’articolo sia un un magazine come Cosmopolitan e che il titolo sia quello che avete appena letto offre già la premessa che si tratta di un pezzo per “non addetti ai lavori” e soprattutto per “non addette ai lavori americane”. Ma siccome oggi gli Stati Uniti sono il mercato su cui il rosé cresce a ritmi più veloci, credo sia interessante – e parecchio anche – conoscere che cosa una bevitrice americana di rosé si aspetti di sapere.

Ordunque, eccoci con le sette regole del gioco, e con l’aggiunta di una riga di commento mio per ciascuna. Tenetevi forte.

1. I rosé fatti in laboratorio sono una cosa da averci paura, dovete saperlo. Difficile non essere d’accordo che se un vino viene fatto con assoluta artificiosità, be’, è meglio lasciarlo perdere.

2. Lasciate perdere i rosé costosi. Insomma, la sommelier dice che chi fa rosé incassa i soldi in poco tempo e dunque in genere i prezzi troppo alti non sono giustificati: bevetene fin che volete, ma state dentro i 20 dollari.

3. I vini della Provenza non sono necessariamente i migliori. Il che mi pare ovvio, ma che venga sottolineato non è male. Non è male per le altre zone, intendo.

4. Dai, su, bevete il rosé tutto l’anno. Un invito che un appassionato di rosé come sono io non può che accogliere con pieno favore. Evvai!

5. Bevete il rosé con la pizza. Evviva evviva, lo dico da un sacco e ci ho realizzato anche uno stand al Vinitaly dell’anno passato al grido di Pizza & Chiaretto, dunque sono felice.

6. Non ordinate il rosé chiedendo “un bicchiere di rosé”. Siccome di stili di rosé ce ne sono molti, sempre meglio specificare quale sia la tipologia che piace, onde evitare delusioni.

7. Il rosé è buono a qualunque temperatura. E se per caso non ne avete una bottiglia in frigo, niente paura, potete mettere un paio di cubetti di ghiaccio nel bicchiere: “certo, gli aromi cambiano, ma il rosé è una questione di piacevolezza, non dovreste prenderlo troppo sul serio”. Parole sue, e alla fin fine…

E alla fin fine, la miglior definizione del rosé che io abbia sentito in vita mia è che deve essere un vino goloso. Sì, goloso, e la golosità non si formalizza, non si fa opprimere dalle regole seriose, dalle convenzioni.

Adesso lo capite che un rosé non va interpretato come un bianco o un rosso? E scandalizzatevi pure.


1 comment

  1. carlo alberto

    Ottimo!!!

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