Se il Prosecco fa i prezzi al Franciacorta

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Tra i meriti che riconosco a Franco Ziliani, quello di Vino al Vino e Le Mille Bolle Blog, ce ne sono almeno tre che mi piace sottolineare: il primo è l’essere diretto, il secondo è l’avere passione per i vini rosati, il terzo è la forse ancora più alta, ancorché tribolata, passione che nutre per il Franciacorta. Capisco dunque la sua incazzatura (si può dire? si può dire, certo che sì) nel vedere che in un supermercato del Sud è in vendita un Franciacorta – un vino fatto col metodo classico, almeno diciotto mesi sui lieviti – al prezzo di 3,99 euro. Perché, come giustamente scrive, un vino così “ha dei costi di produzione ben precisi che impediscono di fatto si possa produrre seriamente e (s)vendere a poco meno di 4 euro”. E non esita a sottolineare che questo è “il punto più basso sinora raggiunto in una discesa agli inferi dei prezzi suicida”. Perché altre volte aveva già scritto di incredibili prezzacci applicati a certi Franciacorta nella gdo.
Riprendo quanto dice Ziliani perché da tempo mi sta frullando per il capo un sospetto. Magari un po’ perverso. Ma tale da (cercare di) spiegare la dinamica ribassista dei prezzi che da qualche tempo a questa parte sta colpendo il metodo classico italiano. Ossia il Franciacorta e il Trento, ché i vini dell’Oltrepò Pavese i prezzi non certo impossibili li hanno pressoché da sempre.
L’idea è che ormai, in Italia, il prezzo all’ingrosso dei vini con le bolle li fa una sola denominazione: il Prosecco.
Il Prosecco in pochi anni è diventato un colosso capace di una massa critica tale da condizionare il mercato, imponendo, indirettamente, le proprie regole del gioco. Poco importa se il Prosecco si fa col metodo Charmat, assai meno costoso del metodo classico franciacortino o trentino. Per il compratore all’ingrosso, quello che in un colpo solo si porta a casa importanti numeri di bottiglie, quel che conta – l’unica cosa che conta – è che si tratta di vini italiani con le bolle. Dunque, è indifferente da dove vengano e come vengano prodotte quelle bolle. Quel che conta è quanto costano, e a vincere è il prezzo più basso. Il prezzo più basso è quello del Prosecco. Dunque, se vuoi vendere vini con le bolle e non disponi di un brand che faccia la differenza, per forza di cose devi accettare di vendere a quel prezzo. Prendere o lasciare.
L’unica salvezza, a mio avviso, può essere quella che ho appena accennato, e cioè disporre di un brand capace di fare la differenza, di dare valore aggiunto al vino. Sin qui questo valore aggiunto se lo possono permettere le marche, che hanno una loro visibilità, che supera quello della denominazione e del territorio. Occorrerebbe trasformare la denominazione in un brand, in una marca. Mica facile. L’ha già fatto il Prosecco. Adesso tocca rincorrerlo.

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10 comments

  1. Rino

    Purtroppo questa è la dura legge del mercato, i vini Cava spagnoli insegnano.
    Non sono d’accordo però sul fatto che per forza di cose devi adeguarti il ribasso se non hai la forza del marchio a sostenere i prezzi. Chi gioca al ribasso o non ha capacità commerciali o non batte chiodo (e un motivo ci sarà). L’unica salvezza è differenziare il prodotto dagli altri, vuoi con il terroir, vuoi magari con il biologico. Se fosse vera la sua affermazione farebbero tutti solo prodotti da prezzo (ovvero di scarsa qualità), ma non è cosí per fortuna, perchè allora la nostra cantina La Pria non potrebbe neanche esistere. È un prodotto di nicchia certo, poche quantità, ma posso assicurare che è il classico esempio che quando si vuol fare davvero qualità, la gente lo apprezza (ed è disposta a pagare).

  2. #angeloperetti

    #angeloperetti

    @Rino, come giustamente dici, si tratta di una produzione “di nicchia” (il termine lo metto tra virgolette, perché non mi piace), e come tale, purtroppo, non fa statistica sui volumi di una denominazione enorme. Ovvio che in qualunque denominazione c’è chi si impegna a fare eccellenza, e che sulla base di tale eccellenza è possibile spuntare prezzi maggiori, pagati da chi, appunto, è in grado di riconoscere le eccellenze. Ma si tratta, appunto, dell’eccezione che conferma la regola. Inoltre, non ho detto che ci si deve allineare al ribasso. Ho detto che ci si deve allineare a chi fa i prezzi. Oggi a fare i prezzi dei vini con le bolle in Italia è il Prosecco, perché ha una massa critica enorme.

  3. Lele

    Se fate un giro presso i supermercati Tosano si scende anche di più… 2,99 euro a bottiglia con tanto di fascietta e senza promozioni!!!

  4. Franco Ziliani (@vinoalvino)

    grazie per la citazione del mio post Angelo, ma quali sarebbero “tutti i difetti del mondo” che, secondo te, avrei?
    Fammi, facci capire, parla chiaramente…. Non mi sembravi così incline a vedere miei difetti nei giorni scorsi quando mi hai invitato e sono stato (felicemente) presente all’anteprima Bardolino Chiaretto che hai così bene organizzato…
    Fai così, la prossima volta, visto che sono così brutto, sporco e cattivo (ah, già sono amico e rivendico con gioia di esserlo, di Fulvio Bressan..), evita di invitarmi a tue iniziative e stendi e fai stendere, come invitava la sinistra ai “tempi d’oro” del PCI nei confronti della casa editrice Rusconi e dei suoi autori, e de Il Giornale, un cordone sanitario intorno a me, così non inquino con la mia presenza.
    Ma guarda te la gente, che faccia di tolla che ha oggi!

  5. #angeloperetti

    #angeloperetti

    Ciao Franco. “El g’ha tuti i difeti del mondo, ma…” è un’espressione veronese che serve ad enfatizzare i pregi che vengono dopo il “ma” o il “però”. Da quanto vedo, in italiano non suona uguale. Dunque, cambierò l’incipit del pezzo. Non voglio si possa pensare che non ti stimi. Ciao. Angelo

  6. Franco Ziliani (@vinoalvino)

    come direbbe el Tosi: Pèso el tacòn del buso

  7. Andrea Terraneo

    Personalmente posso dire che nelle enoteche che conosco i Franciacorta e i Conegliano Valdobbiadene vengono proposti con le giuste differenze di prezzo tra le due tipologie, questo forse perchè al cliente viene data informazione di cosa sia L’uno e L’altro cosi da poter poi scegliere con consapevolezza il prodotto che ha bisogno….. certo che se abbandoniamo il cliente davanti allo scaffale “muto” di un super o iper… allora li vince il prezzo!!..

  8. #angeloperetti

    #angeloperetti

    @Andrea. Concordo. Infatti mi riferisco ai prezzi all’ingrosso per consistenti lotti di bottiglie.

  9. Il chiaro

    Io avrei una teoria diversa: forse chi svende lo fa perchè ha le cantine piene e tra poco serve spazio xchè dopo la prima fermentazione arriva a breve l’imbottigliamento e serve spazio x cestoni “rotanti” e/o pupitre.
    Se non si fa un prodotto di qualità (e in franciacorta trovarla non è facile) o se non si è un brand vendere a prezzi quasi da champagne diventa dura e allora bisogna svendere.

  10. Franco Ziliani (@vinoalvino)

    Chiarolini, se lei non spara a zero sul Franciacorta, a prescindere, non é contento…
    Cosa le hanno fatto i franciacortini, le hanno portato via una morosa, le hanno tolto un mandato? Capisco che per uno che deve vendere la concorrenza, trentina, il successso del Franciacorta, nonostante qualche sabotatore suicida, dà fastidio e innervosisce, ma stia calmo, vedrà che anche il suo amato Trento Doc ce la farà.
    E sui prezzi bassi e sulle bollicine svendute ha fatto e fa scuola…

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