Screwcap Wines, questo senti subito che è australiano

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Questo qui è un vino rosso che quando è nel bicchiere senti subito che non è mica italiano. Troppa ciccia, troppo frutto, troppa dolcezza, troppa poca freschezza per essere vino delle nostre parti. Se hai avuto già esperienza dei rossi australiani pensi d’immediato all’Australia, e ci indovini e il fatto che faccia pensare d’immediato alla sua origine è un pregio, sia chiaro. Il che non vuol dire che debba farvi impazzire per forza, come non ha fatto impazzire me, anche se comprendo che un vino del genere possa trovare enormi consensi sui mercati di mezzo mondo (e ammetto che un bicchiere comunque lo si beve volentieri col cibo adatto in tavola, così come ho fatto io con della carne alla griglia). Perché è semplicemente perfetto sotto il profilo enologico e perfino cesellato nella sua polpa carnosamente fruttata.

Parlo dello Shiraz del South Australia prodotto da un marchio importante come Grant Burge, ed è un rosso coerente con il nome che gli è stato dato, Benchmark, perché è davvero un punto di riferimento, un modello esemplare, didattico perfino. Comunque sostiene bene i suoi 14 gradi di alcol. Sta in tappo a vite, alla faccia di chi pensa che i rossi di struttura non possano star chiusi con lo screwcap. Ah, è un giovinotto, e la chiusura a vite certamente aiuta questa sua esuberanza tuttora giovanile.

Pagato intorno ai 12 euro on line.

South Australia Shiraz Benchmark 2015 Grant Burge
(84/100)

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