Sarete mica convinti che la 2014 fu annata piccola?

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Chiedo: sarete mica tra quelli strenuamente convinti che la 2014 fu sempre e comunque e dovunque annata piccola, vero? D’accordo, ci furono piogge da diluvio universale quasi in tutt’Italia, e forse è da togliere il quasi. Però io allora, nei giorni del continuo piovere, fui tra i non molti a scrivere che per trarre giudizi bisognava aspettare che le uve fossero in cantina e che diventassero mosti e poi vini. Ero convinto che sarebbe stato un millesimo da vini sì più esili, ma che mica per questo avrebbero avuto minor valore. Anzi, mi dicevo sicuro che in certi tratti d’alta collina, più drenanti, si sarebbe tornati a una “classicità” smarrita nel decennio abbondante di infatuazione parkeriana. Dunque, meno struttura, più acidità, maggior beva.

Ecco, per esempio ci provino, se ci riescono, a dire che non è un grande bianco questo Fiano d’Avellino del 2014 dei Colli di Lapio di Clelia Romano. Orbene, è proprio spettacolare, proprio. Sale e freschezza e – sì, insomma, mi tocca scriverlo – mineralità sulfurea, e affilatura e carattere nervoso. Col di più di un potenziale d’invecchiamento come poche annate possono vantare.

Sì, me lo vengano a raccontare che la 2014 fu sempre, ovunque e comunque annata piccola, se ne hanno il coraggio.

Fiano di Avellino 2014 Colli di Lapio
(93/100)

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