Sarà alternativo il nuovo nome del vino naturale?

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Che la definzione “vino naturale” non piaccia granché mi pare assodato. Ma fin qui non si è trovata una descrizione efficace. Ora sulla questione ci torna Hugh Johnson, guru del wine writing planetario, sul magazine britannico Decanter: “Do we need a natural wine alternative?” è il titolo del suo intervento.
In sostanza, Hugh Johnson dice che quando si compra una bottiglia di vino, di solito si sa esattamente cosa aspettarsi, e se ci si trova un difetto la si può portare indietro all’enotecaro che ce l’ha venduta. Ma con certi vini “naturali” come si fa?
“Se vado in una galleria d’arte – scrive Johnson -, l’evidenza di fronte ai miei occhi: posso vedere, giudicare e non comprare. Se c’è un tappo fra me e l’evidenza, le cose sono differenti. Perché il vino si basa su certi assunti (di purezza, stabilità ed equilibrio tra forza, dolcezza e acidità) e sulle convenzioni sancite dalle denominazioni”.
Insomma, quelli “naturali” sono spesso vini diversi dagli altri. Dunque?
Dunque servirebbe una definizione alternativa, e Hugh Jonhson ne propone una: “vino alternativo”.
“I just humbly suggest ‘alternative’ as an alternative”, scrive. Suggerisco umilmente “alternativo” come alternativa, dice.
Interessante.