Quanto zucchero c’è nel vino?

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Oggi c’è grande attenzione al tema della salute alimentare, e lo zucchero non è un dato di poco conto, quando si ha a che fare col mangiare e col bere. Ormai la quantità di zucchero è scritta sulle confezioni di un sacco di prodotti, bevande incluse. Tranne il vino. Però c’è chi chiede che quest’informazione venga data anche per quel che concerne il vino.
Ad esempio, a farsi paladino di questa crociata è da un decennio il giornalista canadese – anzi, québécois – Bill Zacharkiw (lui alla distinzione ci tiene). “Ho cominciato a parlare del tema dello zucchero nel 2004 – racconta in un articolo di qualche giorno fa sulla Monteral Gazette – perché penso che la gente abbia diritto di avere informazioni sullo zucchero contenuto nel vino allo stesso modo nel quale ha il diritto di sapere quanto zucchero c’è in un’aranciata”. Non ha tutti i torti, dico io. Anzi.
“Voglio che tutti siano consapevoli – aggiunge – dei livelli di zuccheri ‘extra’, specialmente i diabetici, per essere in grado di fare una scelta informata. Abbiamo un’opzione del genere con ogni tipo di alimento o di bevanda che consumiamo”.
La novità è che gli inviti alla trasparenza sul tema dello zucchero li ha ascoltati la Saq, la Société des alcools du Québec, il monopolio della regione canadese del Québec, insomma. Prima ha cominciato a indicare il livello degli zuccheri residui di ciascun vino sul proprio sito internet, ora ha deciso di dare la stessa informazione anche sui cartellini dei prezzi.
Occhio, la Saq è fondamentale, da quelle parti, per quel che riguarda il vino. Se si vuol vendere vino in Québec occorre passare dalla Saq. Se si intende comprare una bottiglia di vino, è necessario entrare in un negozio della Saq. Gli stessi ristoratori si devono fornire dalla Saq. Chiaro?
Dunque, ora la Saq ha fatto questo passo, ed è rilevante, anche perché non c’è legge federale canadese che la obblighi in questo senso. Si tratta di una scelta autonoma, e dunque ancora più da segnalare.
“It means that now you can make an educated choice”, significa che adesso si è in grado di fare una scelta informata, commenta Bill Zacharkiw.
Oh, sia chiaro, nel Nord America i vini che abbiano dolcezza si vendono bene. E se dunque c’è chi preferisce che i vini siano più dolci? Nessun problema: “Il gusto è personale – dice  Zacharkiw -, se vi piace bere questi vini, almeno sapete cosa c’è dentro”.
Credo che abbia ragione Bill.
photo #paolagiagulli