San Leonardo, questione di geometrie (esistenziali)

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Mi è sempre frullata in testa l’idea che prima o poi sarei riuscito ad attribuire a qualcosa quella definizione, che trovo bellissima, che sta dentro a una canzone di Franco Battiato, quella che parla dei “codici di geometria esistenziale”.

Stavolta quel qualcosa l’ho trovato, ed è la Tenuta San Leonardo di Avio, nel primo Trentino che s’incontra risalendo la valle dell’Adige, incombenti il monte Baldo e la Lessinia.

Qui è tutta geometria, con linee tracciate in orizzontale, diagonale, verticale, ed è geometria che ti trasmette una forma d’ordine e di linearità e di pulizia dell’esistere. Non c’è soluzione di continuità tra le vigne (orientate come vogliono i declivi, e dunque quasi a intarsio) e i prati e il bosco e il giardino e l’orto. Così il bosco diventa giardino e giardino è anche il vigneto e giardino è l’area degli ortaggi e delle erbe officinali e giardino è il prato denso di fiori ed essenze a sostentamento del lavorio delle api.

Mai avevo percepito tanta serenità nel camminare una vigna. Eppure, nel giorno della mia visita, là sotto, neanche così lontano, scorreva la piena del fiume gonfiato dalle piogge, e poi fluiva l’altra solita fiumana ininterrotta dei camion sull’autostrada che va verso il Brennero e c’erano quelle stesse statali e la ferrovia che incidono come ferite la vallata, e pioveva ed era grigiore intorno, che non ammutoliva, però, il canto sgargiante dei gialli e dei rossi delle vigne in autunno.

Quanta storia è passata dalla Tenuta San Leonardo. Ne è custode la famiglia dei marchesi Guerrieri Gonzaga. A farla entrare nell’élite del vino italiano è stato Carlo Guerrieri Gonzaga, che negli anni Settanta prese in mano l’azienda, che la guerra e il dopoguerra avevano ridotto allo stremo. “Qui il nostro vino è frutto di una passione”, dice, e dallo sguardo, dal vibrare della voce avverto che non è una di quelle solite frasi di circostanza che recitano e insegnano a recitare schiere di addetti al marketing delle cantine. Anzi, credo che la passione di cui parla non sia solo la sua, ma quella d’una comunità di persone che vivono in San Leonardo e che si tramandano di padre in figlio la cura di queste terre e di queste vigne un po’ come fossero le loro. Con orgoglio. Ho sempre pensato che il terroir sia figlio dell’orgoglio di una comunità che vive un territorio.

Il miracolo del vino di San Leonardo avvenne dunque quando Carlo Guerrieri Gonzaga decise di studiare enologia a Losanna e poi di crescere in conoscenza ancora sul campo in Francia e anche in Toscana, nella Tenuta di San Guido, amico di Mario Incisa della Rocchetta. Il blend bordolese stampato nella mente, e del resto ad Avio già c’erano il carmenere, quello vero, e anche il merlot, mancava solo il cabernet sauvignon, che venne impiantato.

Il resto è storia nota, e il San Leonardo è un’icona del vino trentino e italiano, e oggi Anselmo Guerrieri Gonzaga affianca il padre e bonifica piccoli tratti di bosco per far posto a nuove vigne. Geometriche, esistenzialmente geometriche, e sono anche delle sorte di vivai per avere ceppi che possano sostituire le fallanze e dare continuità alla vigna di San Leonardo.

Vigneti delle Dolomiti Terre di San Leonardo 2015 Tenuta San Leonardo
Metà cabernet sauvignon, quaranta per cento di merlot, il resto carmenere. Per l’uvaggio è una sorta di second vin del San Leonardo. Bordolese nel frutto, trentino nella freschezza che lo rende vino gastronomico. (87/100)

Vigneti delle Dolomiti Villa Gresti 2014 Tenuta San Leonardo
Il merlot prevale di gran lunga, il saldo è carmenere. Le erbe officinali e il frutto sembrano acquarellati. I fiori offrono un’idea primaverile, giovanile intendo. Salino. Gran bella espressione dell’annata. (90/100)

Vigneti delle Dolomiti San Leonardo 2013 Tenuta San Leonardo
Ci si leva il cappello davanti a vini così. Elegantissimo per quel tripudio di fruttini e di florealità, e di sale e di tannino, e il tannino si offre da impalcatura portante. C’è anima trentina, in questo bordolese. (94/100)