Sabatini, il gin che sa di Toscana (e di iris fiorentino)

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Sabatini Gin è un marchio toscano, nel senso che le botaniche utilizzate – che sono nove, ginepro, coriandolo, iris, finocchio selvatico, lavanda, foglie d’olivo, timo, verbena e salvia – vengono per lo più raccolte nelle tenute della famiglia Sabatini, sulle colline a sud di Arezzo, a parte il ginepro, che arriva comunque da diverse zone della regione. Ecco perché in etichetta sta scritto “distilled with homegrown Tuscan botanicals”, anche se si specifica che la distillazione è stata effettuata nel Regno Unito dalla Thames Distillers londinese (con una base alcolica di grano agricolo). A proposito dei Sabatini, mi si informa che i componenti dei due rami della famiglia che si occupano del gin sono Filippo, Enrico, Niccolò e il padre degli ultimi due, Ugo, e mi si dice che la passione familiare per i distillati è secolare, tramandandosi dal bisnonno Guglielmo Giacosa, distillatore e produttore che lavorò agli inizi del Novecento per aziende italiane.

Eccoci al bicchiere. Al naso di questo Sabatini Gin è floreale. L’iris, in particolare, si fa avanti con particolare vigore e aggiungerei con grazia. Escono poi le mela acerbe e la traccia per nulla invadente di ginepro. L’alcolicità, peraltro, si avverte (sono 41,3 gradi di alcol), e torna a farsi viva d’immediato al palato. Vi fa seguito, tuttavia, un rinfrescante, ma delicato bouquet floreale, contrassegnato da aromi di rosa, di violetta e di lavanda. Esce poi una vena di frutta essiccata, direi di albicocca. Il finale è caratterizzato da una venatura di caramellina all’anice.

Direi che questo gin va bene di certo per esser miscelato nei cocktail classici, ma è anche adatto – ed è abbastanza raro per un gin italiano – ad essere bevuto liscio. Se si riuscisse a frenarne un po’ l’esuberanza alcolica, potrebbe ancora meglio emergere la sua aggraziata florealità.

Sabatini London Dry Gin
(86/100)

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