I ristoratori devono dire o tacere?

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Insomma, ho letto che una delle colpe del sindaco – ex sindaco – di Roma sarebbe quella di aver dichiarato che certe sue cene al ristorante pagate con la carta di credito del Comune sarebbero state impegni istituzionali e invece erano faccende private. Per esempio, che una certa cena fosse privata e non istituzionale l’ha spiegato un ristoratore romano a un giornalista del Corriere della Sera.
Okay, prendo atto. Siccome non sono un notista politico, non entro nel merito – appunto – politico della questione. Essendo invece uno che si occupa di cibo e di vino, mi pongo un’altra domanda. Mi chiedo cioè se i ristoratori debbano – possano – parlare o no dei loro clienti. Mi domando se il fatto che io sia andato a cena in un ristorante appartenga oppure no alla mia sfera della privacy personale, alla mia libertà insomma, perché è una questione mica da poco, se ci pensiamo bene, e riguarda tutti.
Mi si potrebbe obiettare che il sindaco è un personaggio pubblico, e che dunque non c’è privacy che tenga per lui. Può darsi. Però a me non interessano nello specifico le cene del sindaco. Io sono interessato a me stesso, come cittadino, come persona, e mica perché debba nascondere qualcosa.
Vorrei sapere, insomma, se quando vado a cena in un ristorante io stia in qualche modo autorizzando o meno il ristoratore o il suo personale a parlare di me e di quel che ho fatto a cena e di quanti e quali fossero i miei commensali e di cosa abbiamo mangiato e bevuto. Lo stesso vale per un aperitivo al bar, per un panino in un fast food.
Vorrei saperlo. Non è cosa da poco.