In ricordo di Franco Allegrini

franco_allegrini_3_500

Il duplice rischio costante dell’Amarone della Valpolicella è che la tecnica prevalga nettamente sull’origine e sulle stagioni e perfino di più che la concentrazione annichilisca la finezza. Insomma, sostengo da sempre che il vino è una questione di equilibrio, e quando la tecnica è estrema, il punto di equilibrio è difficile da individuare. Della questione, mi è capitato di parlare un paio di volte con Franco Allegrini, tra i più noti e giustamente celebrati produttori dell’Amarone. “Parlare” non è probabilmente il verbo giusto. Franco, che è mancato in queste ore – ed è una perdita gravissima per il vino di Valpolicella e per il vino italiano -, era uomo di poche parole e semmai di affilate, brevissime battute, intrise di una stimolante forza evocativa, perché esposte con posata sinteticità. Per esempio, mi ha fatto pensare molto quella volta che sostenne che “il vino deve rappresentare l’eleganza”, oppure che “l’appassimento è un letargo attivo“. C’è il distillato di una lunga sapienza di vigna e di cantina, in queste affermazioni che assumono l’incisività di un aforisma.

Non l’ho frequentato molto, Franco. Anzi, troppo poco. Tuttavia, ho apprezzato tantissimo l’impresa straordinaria – insisto, straordinaria – nella quale si è cimentato negli ultimi anni, e cioè quella di riportare l’Amarone all’espressione della stagionalità, pur mediata dall’appassimento, e inoltre di collocare La Poja – una corvina in purezza, la quintessenza della corvina in Valpolicella – nell’alveo della storica finezza valpolicellese, più che della potenza espressiva. Al punto che mi ero spinto a scrivere, pochi anni fa, che questo vino è “un rosso che ritengo esemplare di quel che possono dare i cru di Valpolicella al di fuori dell’Amarone”. Purtroppo, nell’area i cru sono ancora lontani dall’essere individuati e definiti, e oggi alla Valpolicella, e a chi ne ha a cuore l’identità e il vino, manca già terribilmente la figura illuminante di Franco Allegrini, così come – mi si permetta – manca quella di un enologo lungimirante come Roberto Ferrarini, che insieme a Franco elaborò il progetto di un centro di appassimento collettivo nella Valpolicella Classica, a Fumane. Due visionari che hanno saputo tramutare il pensiero in concretezza. Avendo a mente un’idea moderna della classicità di un territorio. Delineando e svezzando e nutrendo una strategia identitaria.

Alzo il calice in onore di Franco Allegrini e invio un abbraccio alla sorella Marilisa, alla famiglia, ai figli. Alla Valpolicella del vino, anche. Perché Franco ci teneva tanto, alla sua terra.


2 comments

  1. Gianfranco Comincioli

    Angelo, ho avuto il piacere di conoscere Franco Allegrini qualche anno fa in occasione di una Sua visita per accompagnare un Tuo collega, mi unisco con piacere a Te nell’alzare il bicchiere in segno di grande ammirazione.
    Gianfranco Comincioli

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Grazie del ricordo, Gianfranco.

Non è possibile commentare